a cura di Diego Conticello
In questi inediti Saverio Bafaro dà nuovamente prova, dopo il volumetto Poesie del terrore recente finalista al premio Pontedilegno Poesia, della sua continua ricerca che lo porta ad estrinsecare in chiave allegorica quanto all’interno della psiche umana possa condurre al “male”, anche in termini eziologici. E così si trascorre dal «corso assetato di raggiungere la meta» al «perdere il controllo/ lungo una cascata impetuosa e sublime» fino ad una «putrefazione al contrario» che oltre alla mente investe anche il corpo in un’inesorabile sequela di figurazioni archetipiche (e si noti come l’acqua, che ne è esempio per antonomasia, viene declinata sotto diverse forme/varianti in ognuno di questi inediti: acqua, schiuma, mare, vortici, effluvio) che ricorda per certi versi il flusso di coscienza joyciano o ancora piccoliano, veicolante la memoria e il ricordo attraverso la “fluenza elementale”, ricordando il celebre verso «dai quattro punti del mondo/ la vita in figure mi viene» del poeta dei Canti barocchi – a sua volta mutuato, quantomeno fonicamente, dai Mottetti montaliani – che traspare con evidenza nel «venienti dai quattro angoli possibili» del nostro. Tali figurazioni tentano di rompere/interrompere il rapporto spazio-temporale per attestarsi in un non-luogo, un osservatorio trans-temporale da cui indagare il “male di vivere” per poterlo meglio individuare nel tentativo –purtroppo sempre vano – di circoscriverlo («Dentro un luogo presente e assente al tempo… / per rompere con la necessità della vita..,/ disperse per la memoria di un solo corpo») ma sempre con l’intento di una rinascita «in cerca di gioie più vaste», come suggerisce la stanza iniziale dell’ultimo componimento, in cui l’uomo diviene per un attimo «una forma residua di eroe» che tenta di ingabbiare il racconto, dunque il tempo e la memoria, per farne paradossalmente materia e forma di felicità nonostante sia sopraffatto dal sacrificio e dalle “doglie”.
Dunque tutto sembra risolversi in Bafaro in una testarda e reiterata quête che “sciolga” il dolore per restituire «al corpo la salvezza/ il suono della scintilla vicina/ pronta a scorgere lontananze/ scoperte di assenze di mete/ amando ancora credersi/ l’unico occhio rimasto in vita».
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Dentro un luogo presente e assente al tempo
le rocce ricordano la musica dell’acqua
nel suo corso assetato di raggiungere la meta
per rompere con la necessità della vita
le pareti del limite e l’inesorabile fluire
e perdere il nome e perdere il controllo
lungo una cascata impetuosa e sublime
trascinando nel più piccolo elemento
le più grandi gesta passibili di racconto
disperse per la memoria di un solo corpo
Ancora queste ossa nobilitate
immerse in una schiuma frigida
il mare ne lambisce gli interstizi
in una putrefazione al contrario:
per le carni molli degli uomini
si preannuncia un suono mitico
non estasi ma semplice gioia,
spettiamo gli incontri, sospesi
in spazi a tutti comuni e visibili
o in una conca colma di orazioni
a volte in porti di venti confluenti
venienti dai quattro angoli possibili
Non ha inizio il racconto
preso in un punto del cerchio:
attraverso una foresta di luci,
una forma residua di eroe
viaggiante nello spazio
abile a superare i vortici
Come un effluvio del mondo
torna una scena già pronta,
dopo accordi impensati
‒ sciolti dalle doglie ‒
silenzi trovano materia
e venti superstiti godimento
in cerca di gioie più vaste.
Àncora, fonte, dimensione
date al corpo la salvezza
il suono della scintilla vicina
pronta a scorgere lontananze
scoperte di assenze di mete
amando ancora credersi
l’unico occhio rimasto in vita
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Saverio Bafaro nasce a Cosenza nel 1982. A Roma, presso «La Sapienza», diventa dottore in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, e attualmente sta specializzandosi in psicoterapia.
Nel 2001, riceve il Premio «Città di Scalea» e pubblica la sua prima silloge di testi poetici. Tra i suoi libri successivi si segnalano: Poesie alla madre (Rubbettino, 2007), Eros corale (2011), disponibile in formato e-book sul sito www.larecherche.it. e, di recente, Poesie del terrore (La Vita Felice,2014).
Sue opere sono inoltre apparse all’interno di antologie poetiche, di rubriche come Lo Specchio de «La Stampa», a cura di M. Cucchi, e di riviste letterarie come «Capoverso» e «Poeti e Poesia», di E. Pecora. Collabora con il blog Postpopuli.