“NUDITÀ. Chiaroscuro permanente”: Kandinskij e Schönberg – l’Arte, trionfo della Vita

di Marta Cutugno

Si è conclusa domenica 17 aprile la rassegna Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena con il debutto, in prima assoluta, di “Nudità. Chiaroscuro permanente”, una produzione QA-QuasiAnonimaProduzioni, in scena al Teatro Savio, come di consueto, in doppia replica (18.00 – 21.00). Nel 150esimo anniversario dalla nascita di Vassily Kandinskij, Auretta Sterrantino, regista e drammaturgo, sceglie, preziosamente, di ricamare uno spettacolo partendo dal forte legame che unì il pittore russo al compositore Arnold Schönberg. Nel 1911, Kandinskij da fondamento alla teoria dell’Astrattismo con “Lo Spirituale nell’Arte“, mettendo al bando l’eterno fondersi di pittura e natura; nello stesso periodo, con il “Trattato di armonia“, Schönberg avvia un percorso parallelo, delineando le nuove frontiere della composizione, liberata dalla schiavitù tonale e pronta a sperimentare dissonanze, serialismo, dodecafonia.

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Già prima che il sipario si apra, un’insistente pulsazione in sottofondo introduce lo spettatore in una atmosfera delicatamente claustrofobica, buio raggio di azione per il maestro Kappa (Oreste De Pasquale), per il maestro Esse (Livio Bisignano) e per Sibilla (Marialaura Ardizzone), protagonisti che muovono ansiosi passi alla ricerca del vero, unico obiettivo, la costruzione dell’opera d’arte totale. “Un palpito, niente altro. Un palpito che in un istante si raggruma e poi silenzio“.
Il testo, ricco di finezze nella trama psicologica dei personaggi, delinea i tratti del solitario e tormentato Schönberg e del mistico e complicato Kandinskij, accompagnati dalla presenza di Sibilla, fanciulla al loro servizio, tramite prediletto di ogni verità da svelare. Di estrema classe è la scenografia, opera dell’artista Giulia Drogo: l’impianto scenico traccia immediatamente il surreale perimetro in cui gli attori si muovono. Sei telai in legno, tre sospesi e tre adagiati, custodiscono forme stilizzate e tratti rossi; al centro una struttura esagonale, circondata da cubi, è banco di lavoro dei maestri, centro propulsore dell’atto artistico, ed è anche un pozzo, punto di massima elevazione fisica e spirituale.

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Le musiche originali di Vincenzo Quadarella prediligono l’ostinata ripetizione e le contaminazioni elettroniche, e si manifestano come tutt’uno con il testo: realizzano appieno lo stato, amplificano i significati. Le miscele di suoni e colori tanto care ai due maestri celano verità nascoste, prima fra tutte la tragica fine destinata alla sorella di Sibilla, Xenia, un tempo al loro servizio, cacciata via perché aveva cambiato suono, perché suonava il la bemolle in viola. “Se non sento nulla, non sono“. Xenia, era stata, in seguito, trovata morta, affogata in un pozzo. L’intransigenza ed il taglio netto con il passato – che accomuna Kandinskij e Schönberg – risente del paradosso rispetto alla procedura stabilita punto per punto, come un rito, una cerimonia mistica volta a recuperare le giuste tonalità di colore.

L’intima e speciale essenza di Sibilla, interpretata con grande cura introspettiva da Marialaura Ardizzone, si stringe intorno ai tre dipinti esposti in laboratorio – Amore, Il distacco, La trasfigurazione – e ad un laccio rosso appartenuto alla sorella, ritrovato vicino al pozzo e adesso stretto al suo petto. Dal confronto tra Kappa ed Esse, Sibilla, ragazza del blu cobalto, non ne uscirà viva. Oreste De Pasquale e Livio Bisignano mettono in atto, con elevata padronanza, un gioco interpretativo fondato sullo scambio, sul sostegno reciproco: due anime che si completano, si compensano e costituiscono un unico solo modello, un unico Artista. Nel cast emerge il passionale controllo emotivo e la naturalezza di Livio Bisignano, la cui interpretazione supera il velo, giunge pura allo spettatore e così, la vera nudità si manifesta. Ricerca del se, tavolozza di suoni, pentagramma di colori : questo blu cobalto, quanto è blu? e quanto è cobalto? In chiusura, il pubblico ha salutato il cast con lunghissimi e meritati applausi.
In attesa della prossima stagione di Atto Unico, la QA torna il 18 e 19 giugno con “Caino“, Sala Laudamo, ore 21:00.

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