[in attesa dell’uscita de “La dodicesima nota”, ultimo coinvolgente romanzo di Lev M. Loewenthal, Carteggi letterari vi propone una sua poesia inedita del 2017 – immagine di copertina di Lev Matvej Loewenthal]
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La domanda a Ṭarābulus al-Gharb, di LEV MATVEJ LOEWENTHAL
(Chi sei, straniero?)
Non sei più il mio passepartout,
bramato passaporto rossocrociato.
Fiero ti esibisco e vengo fermato,
confinato in un gabinetto,
all’aeroporto di una fenicia
città nord-africana.
L’acqua goccia dal rubinetto,
il piscio ristagna sul pavimento.
Non mi proteggono più i miei talismani,
timbri, libri e vaccini,
le vestigia della triplice città,
l’amico col baule di antiche risa*
e l’aranceto nel cortile di casa,
la parola missione,
la mia vaga erudizione,
Rudel e la contessa amata da lontano?
Da ore sto,
come giunco nello stagno,
in piedi,
senza un Dio da bestemmiare,
di fronte a loro che, quanto me,
dovrebbero amare
il tanfo amaro dell’acre
stuoia del nomadismo.
Esigono la Verità.
Penso: quante verità e tutte belle!
La verità della verginità e quella della passione,
la verità dell’impegno e quella dell’indifferenza,
la verità della dissolutezza e quella della moralità,
la verità della morigeratezza e quella dello sperpero.
Quale volete?
Mancano irrimediabilmente di ironia,
i gendarmi addestrati alla sevizia
a Zliten e alzano la voce in una lingua
mai parca di versetti o ammonimenti.
In questo sinodo affollato,
i randelli mi finiscono sui denti!
Soddisfatti, ammiccano.
L’hanno infine scovata,
minuscola e pudìca,
tremante e bella coperta solo
di quei pochi veli
che il tempo le ha concesso.
La Verità appena nata,
che mi ha raggiunto qui
in un cesso-cella
da così lontano che,
quando è arrivata,
sfinita e raggelata,
non ha avuto quasi più nulla
da confidarmi.
E quel che ha detto,
l’ha sussurrato adagio:
siamo tutti stranieri
e di passaggio.
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* Riferimento al poeta tunisino Ashur al-Tuwaybi, autore di Sunduq al-dahikat al-qadima, 2005