Dopo averla conosciuta con L’amore in dissolvenza, ho letto con piacere l’ultimo lavoro di Mimma Faliero “Non chiedetemi l’ora” pubblicato da Eretica Edizioni. Il libro della Faliero si fa leggere agevolmente ed onestamente. Le tre sezioni che compongono l’opera si integrano l’una con l’altra facendo un corpo poetico che sfiora il lettore e lo coinvolge. Si tratta di una poesia, come ho detto prima e non a caso, onesta, in cui l’autrice arriva al nocciolo delle questioni senza fare sconti a nessuno. Una scrittura talvolta ancora gravida e in altri momenti secca e diretta come se il labor limae avesse ben levigato i versi. La Faliero cerca angoli bui dove portare un po’ di luce, un po’ di conforto non con immagini e concetti frusti e scontati ma con una vitalità (penso ancora in divenire) di chi ama il proprio lavoro di scrittore.
Perché nell’anatomia del dolore
non c’è piano sagittale
che ne tagli la carne
e nella dittatura del falso
un alito di Vero
è l’ossimoro del nostro vivere.
Vuoto
Si invalida il tempo
lungo una scia di stelle fragili
e acidi umori
in un travaso di vuoto.
Ho amato tanto le lacrime
da disertare la morte
scegliendo
di vivere un pretesto
che si fingeva vita
nascondendosi
nell’inferno di un altrove.