di Ilaria Grasso
La nostra specie probabilmente si trova in un momento di forte mutazione antropologica di cui non tutti sono consapevoli. Con l’avvento della tecnologia tutto ci sembra possibile come un immenso e inarrestabile flusso dei dati. Questa apparente continuità per alcuni versi ci rasserena. Ma quale prezzo? Forse quello di non godere appieno anche del blocco e della sua utilissima funzione di farci interrogare su noi stessi e sul mondo che ci circonda. Siamo spinti da un forte accelerismo che ci fa perdere il senso delle cose facendoci immergere solo nella velocità ma non nel cuore delle cose che viviamo. Ecco allora che, quando la continuità si interrompe, rimaniamo sgomenti proprio come i poeti e gli scrittori di fronte ad un foglio bianco, in preda all’angoscia dell’incerto o dell’ignoto. Quell’intervallo di tempo che non percepiamo come tale perché in una realtà altra, quella cioè virtuale, ci fa vedere tutto scuro e allora speriamo, privati della nostra umanissima e vitale capacità di reazione, in un evento forte che agisca come quando ci si blocca il pc e nevroticamente insistiamo sulla combinazione di tasti Control-alt-canc.
Digita un tasto a sinistra per l’altro.
Un tasto spostato a sinistra via l’altro.
Il testo che ne viene è pece rebus.
Le cose invece.
Da Strettoie – Arcipelago Itaca Edizioni
In copertina: Marco Giovenale fotografato da Dino Ignani
Un pensiero su “Pillole di poesia – Marco Giovenale”