di Marta Cutugno
“Chi guarda fuori, dorme. / Chi guarda dentro, si risveglia”
Messina. Donne mai state padrone del loro destino, caricate su una nave insieme ed al pari di una valigia, spedite oltreoceano per ricongiungersi al marito, scelto in catalogo e sposato per procura. Sono storie di disperazione, di violenza e sconforto quelle contenute nello straordinario testo di Lucia Sardo, andato in scena al Clan Off Teatro di Via Trento, quinto appuntamento di “Una stagione di Spettacoli, uno spettacolo di Stagione” per la direzione artistica di Mauro Failla e Giovanni Maria Currò.
“Venivamo dal mare” è perimetro di riflessione amara, un pugno nello stomaco che evoca tempi antichi ma non troppo e si lascia corteggiare dalla sua dirompente sicilianità del dire, del fare, del sentire. Scritto e diretto da Lucia Sardo, accoglie sulla scena l’autrice e regista insieme a Gioacchino Cappelli e Sibilla Zuccarello che curano anche le musiche originali, con i costumi di Rosy Bellomia.
Prima che i tre interpreti raggiungano la scena, le luci puntano una vestina bianca e immacolata. Sul fondo, in attesa di essere animate, ci sono le nostre donne in forma di marionetta, ognuna porta la sua storia, ognuna ha braccia e gambe legate al volere di altri.
«Sta vistina è bella. L’hanno fatta in America, per me, puntu pi puntu. Sono cento centrini…il filo è lungo come l’oceano. Posso dire ca a me vistina è lunga dalla Sicilia fino alla Merica». Rosa lo ha ricevuto in dono il suo abito da sposa, glielo ha mandato Peter Lanzafame, “u figghiu di Peppi uffa e saccu”, suo futuro marito. Tra rigetto ed abbandono, la forza di un filo invisibile sospinge lei come Maria infatata, sorda e muta, come Gina l’orfana, come Jolanda figlia e moglie di mafioso: non c’è età o condizione che inibisca il cammino verso l’altare del sacrificio, verso l’incognita di una vita imposta. Sulla nave che da Palermo parte per raggiungere il Nuovo Continente alla fine degli anni trenta, vive anche Annaluna (interpretata da Lucia Sardo) che non si scanta i nenti e che da lì non è mai scesa con la complicità di Johnny Capra, il vessatore che galleggia e spadroneggia: paura, incertezza, sogno ed inesperienza volteggiano entro una bolla immaginaria che è la Sicilia stessa, quella terra che stanno lasciando, con le sue credenze, con le superstizioni sulle prime mestruazioni, con gli accorati vezzeggiamenti ‘da mamma, quella terra che non rivedranno mai più.
L’intesa tra gli attori in scena è altissima: disinvolti e sensibili, Gioacchino Cappelli e Sibilla Zuccarello, si donano con pathos alla scena, sapientemente colorita dalle loro musiche originali. La magnetica grandezza di Lucia Sardo emerge non solo nella profondità drammaturgica del testo ma anche nella presenza immediata e calorosa che marchia la sensibilità dello spettatore come ferro ardente, lei che ha regalato la sua Arte al teatro, al cinema, senza mai boicottare la televisione: “Ho sempre cercato la qualità anche sul piccolo schermo. Il cinema, come ben sappiamo, negli ultimi anni è stato in grandissima crisi. Vengo dal teatro di ricerca, dove si disdegnano anche i teatri stabili. Una volta un mio amico, raffinato intellettuale, mi consigliò di non rovinarmi. Gli dissi che, se tutti gli snob mi avessero garantito un cospicuo vitalizio, sarei rimasta a casa in attesa di proposte più elitarie. Questo è il mio lavoro, cerco di farlo bene anche nei ruoli che apparentemente possono sembrare di minore prestigio. Non ci sono parti grandi o piccole, ma attori grandi o piccoli”.
VENIVAMO DAL MARE
di Lucia Sardo
con Gioacchino Cappelli, Lucia Sardo
e Sibilla Zuccarello
costumi Rosy Bellomia
musiche originali Sibilla Zuccarello e Gioacchino Cappelli
regia Lucia Sardo
Recensione allo spettacolo di Sabato 24 febbraio ore 18:30
CLAN OFF TEATRO via Trento, 4 – Messina