di Ilaria Grasso
In ogni dinamica d’amore e di bene esistono numerosi aspetti. Si comunica con il corpo, con i pensieri, con il desiderio. Ma quando qualcosa si rompe o si avverte forte una distanza, il mondo tutto ci appare come impoverito del suo senso. Un senso che è contemporaneamente individuale e cosmico e che, proprio in ragione di quest’ultimo aspetto, potrebbe essere irrisolvibile. Cosa può motivarci allora ad andare avanti? Penso alla bellezza. Ruscio, in questi versi così eleganti, nomina l’estetica perché vuole forse sottolinearci come sia proprio un certo tipo di bellezza a salvarci o a riunirci se non ad accorciare le distanze. Per molto tempo la costante di Fidia, meglio conosciuta come “sezione aurea” ci ha guidati, in tal senso, come un astro offerto all’esploratore che non vuole perdersi in terreni impervi e nelle radure, nelle notti buie a contatto con la fredda durezza delle rocce. Ma adesso la luce siderale delle stelle non è più sufficiente all’esploratore che vuole trovare una grotta per riposare o dare conforto al corpo stanco e al suo animo inquieto. Ecco allora l’importanza della parola, quest’insieme di sillabe offerte e ricevute, che accorcia le distanze e offre quel tepore a lungo ambito, durante il tragitto, tra la pioggia ed il vento e nei turbini del cuore e della mente.
Impastami negli atti della mancanza
risolvimi nel non senso sii l’estetica integrale
traduci questa carne nelle orbite dei nervi nostri.
Fammi orbita stretta, che la lontananza non esista
nella cavalcata del nostro raggio. Vieni
sediamoci intorno al fuoco, Anna.
Da PROLIFERAZIONI – ERETICA Edizioni