Neither here nor there, poesia irlandese in traduzione
(ph_ Phylis Christopher 2010)
To sleep, perchance
to dream? No chance:
it’s 4 a.m. and I’m wakeful
as an animal,
caught between your presence and the lack.
Dormire, forse
sognare? Nessuna chance:
sono le 4 del mattino e sona sveglia
come un animale,
intrappolata tra la tua presenza e la mancanza.
Colette Bryce è poeta contemporanea, tra le più apprezzate in Irlanda e Regno Unito. Le sue poesie sono “racconti inclinati”, ironici, allo stesso tempo rivelazioni di riflessi inusuali e veri – come il buio che abitua i nostri occhi e ci restituisce dettagli che la luce, invece, ci cela. Ma, anche, “storie pieghevoli”, deviazioni segrete della vita contemporanea in cui il quotidiano improvvisamente si trasforma. Bryce inarca le superfici del mondo attorno per ridefinire il tempo che ci tiene, lo spazio che ci chiude. Lo fa attraverso un viso incorniciato nel buio di una notte insonne, alla luce di una sigaretta o nello spazio di una finestra. Il verso della Bryce incanta per la musica ma anche per la sua capacità di racchiudere la rapidità di pensiero.
Nata a Derry, Irlanda del Nord, nel 1970, ha vissuto a Londra, in Spagna e in Scozia. Dal 2005 al 2007 è stata Literary Fellow all’Università di Newcastle upon Tyne e attualmente lavora come scrittrice ed editrice freelance. Ha ottenuto borse di studio nelle università di Newcastle, Manchester, Notre Dame e Trinity College di Dublino, e più recentemente la Heimbold Chair 2018 in scrittura irlandese alla Villanova University, PA. È direttrice entrante (2020) di Poetry Ireland Review. Una nuova collezione, The M Pages, è stata pubblicata da Picador nel marzo 2020.
Ha ricevuto numerosissimi premi, tra i quali il Premio Aldeburgh, il Strong Award dedicato ai nuovi poeti irlandesi e il National Poetry Competition del Regno Unito. The Whole & Rain-domed Universe (2014), che racconta della sua infanzia a Derry durante i Troubles, ha ricevuto il Christopher Ewart-Biggs Award in memoria di Seamus Heaney. Selected Poems (2017) ha ricevuto un encomio speciale della Poetry Book Society ed è stato vincitore del Pigott Poetry Prize 2018.
Di seguito una selezione di testi con traduzione in italiano.
Finisterre
Nothing to do in this place
but turn and return, or stop
and look out into nothing;
ocean and sky in a blue
confusion, the curved shriek
of a gull.
Nothing to catch
the wind but a tourist’s hair,
her summer linens blown,
her palm to the granite
cross, a squint smile
for a husband’s camera flash.
*
Sun, after days of loose
Galician rain, is siphoning
moisture from the stone
of the afternoon, while shadows
creep by increments
from under the flowers,
their little hoods and bells
frail, incongruous in the rocks.
*
Just visible, at the foot
of the cliffs, a tiny vessel,
stopped, at anchor, a thin
figure lowering lines
and basket traps to the depths.
The great lamp sleeps my heart
my heart is contracting
after light. Aloneness
is the word I was looking for.
Finisterre
Niente da fare in questo posto
Se non andare e ritornare, o fermarsi
e guardare fuori nel nulla;
oceano e cielo in una confusione
di blu, lo strillo curvo
di un gabbiano.
Niente da catturare
il vento se non i capelli di una turista,
le sue lenzuola estive soffiate via,
il suo palmo verso la croce
di granito, un sorriso strizzato
per un flash fotografico del marito.
*
Sole, dopo giorni di abbandono
Pioggia galiziana, sta sottraendo
umidità dalla pietra
del pomeriggio, mentre le ombre
strisciano per incrementi
dal sotto dei fiori,
i loro piccoli cappucci e le loro campane
fragili, incongrue tra le rocce.
*
Appena visibile, ai piedi
delle scogliere, una piccola nave,
si fermò, alla fonda, una sottile
figura linee in riduzione
e nasse intrecciate nelle profondità.
La grande lampada ospita il mio cuore
si contrarrà il mio cuore
dopo la luce. Solitudine
è la parola che stavo cercando.
Helicopters
Over time, you picture them
after dark, in searches
focusing on streets and houses
close above the churches
or balancing
on narrow wands of light.
And find so much depends upon
the way you choose
to look at them:
high in the night
their minor flares confused
among the stars, there
almost beautiful.
Or from way back
ver the map
from where they might resemble
a business of flies
around the head wound of an animal.
Elicotteri
Nel tempo, li ritrai
dopo il tramonto, nella ricerca
concentrarsi su strade e case
vicino sopra le chiese
o bilanciarsi
su bacchette strette di luce.
E trovare che tanto dipende da
il modo in cui scegli
di guardarli:
alti nella notte
i loro bagliori minori confusi
tra le stelle, lì
quasi belli.
O di ritorno
sulla mappa
da dove potrebbero assomigliare
a un nugolo di mosche
attorno alla testa ferita di un animale.
Self-Portrait in the Dark (with Cigarette)
To sleep, perchance
to dream? No chance:
it’s 4 a.m. and I’m wakeful
as an animal,
caught between your presence and the lack.
This is the realm insomniac.
On the window seat, I light a cigarette
from a slim flame and monitor the street –
a stilled film, bathed in amber,
softened now in the wake of a downpour.
Beyond the daffodils
on Magdalen Green, there’s one slow vehicle
pushing its beam along Riverside Drive,
a sign of life;
and two months on
from ‘moving on’
your car, that you haven’t yet picked up,
waits, spattered in raindrops like bubble wrap.
Here, I could easily go
off
on a riff
on how cars, like pets, look a little like their owners
but I won’t ‘go there’,
as they say in America,
given it’s a clapped-out Nissan Micra…
And you don’t need to know that
I’ve been driving it illegally at night
in the lamp-lit silence of this city
– you’d only worry –
or, worse, that Morrissey
is jammed in the tape deck now and for eternity;
- It’s fine, all gleaming hubcaps,
seats like an upright, silhouetted couple;
from the dashboard, the wink
of that small red light I think
is a built-in security system.
In a poem
it could represent a heartbeat or a pulse.
Or loneliness: its vigilance.
Or simply the lighthouse-regular spark
of someone, somewhere, smoking in the dark.
Autoritratto al buio (con sigaretta)
Dormire, forse
sognare? Nessuna chance:
sono le 4 del mattino e sona sveglia
come un animale,
intrappolata tra la tua presenza e la mancanza.
Questo è il regno insonne.
Dal posto accanto al finestrino, accendo una sigaretta
da un’esile fiamma e osservo la strada –
un fermo immagine, immerso nell’ambra,
addolcito ora sulla scia di un acquazzone.
Oltre i narcisi
su Magdalen Green, c’è un veicolo lento
che spinge il suo raggio lungo Riverside Drive,
un segno di vita;
e due mesi
da quel “andare oltre”
la tua macchina, che non hai ancora ritirato,
aspetta, schizzata di gocce di pioggia come un involucro a bolle.
E qui, potrei facilmente
improvvisare
su come le auto, e gli animali domestici, assomigliano un po’ ai loro proprietari
ma non tocchiamo “questo punto”,
come si dice in America,
dato che è una Nissan Micra decrepita…
E non è necessario che tu sappia
l’ho guidata illegalmente di notte
nel silenzio dei lampioni di questa città
– ti preoccuperesti solo –
o, peggio ancora, che Morrissey
è bloccata nel registratore ora e per sempre;
- Va bene, tutti i coprimozzi luccicanti,
i sedili come una coppia eretta, stagliata;
dal cruscotto, l’occhiolino
di quella piccola luce rossa penso
sia un sistema di sicurezza integrato.
In una poesia
potrebbe rappresentare un battito cardiaco o una pulsazione.
O solitudine: la sua vigilanza.
O semplicemente la scintilla regolare del faro
di qualcuno che fuma, da qualche parte, nel buio.
Car Wash
This business of driving
reminds us of our fathers.
The low purr of fifth gear,
the sharp fumes, the biscuity
interior – has brought them,
ever-absent, nearer.
And has brought us, two
women in our thirties,
to this strange pass,
a car wash in Belfast;
where we’ve puzzled
and opted for ‘Executive
Service’ (meaning
detergent) and have minded
the instructions to wind up
our windows and sit
tight when the red light
shows, and find ourselves
delighted by a wholly
unexpected privacy
of soap suds pouring, no,
cascading in velvety waves.
And when spinning blue brushes
of implausible dimensions
are approaching the vehicle
from all directions,
what can we do
but engage in a kiss
in a world where to do so
can still stop the traffic.
And then to the rinse,
and in view once again
of incurious motorists
idling on the forecourt,
we are polished and finished
and (following instructions)
start the ignition (which
reminds us of our fathers)
and get into gear
and we’re off
at the green light.
Autolavaggio
Questa cosa del guidare
ci ricorda i nostri padri.
Il ronzio basso della quinta,
le esalazioni pungenti, l’interno
biscotto – li ha portati,
sempre assenti, più vicini.
E ha portato noi, due
donne trentenni,
a questo strano incrocio,
un autolavaggio a Belfast;
dove ci siamo confuse
e abbiamo optato per “Executive
Service” (che significa
detergente) e abbiamo studiato
le istruzioni per chiudere
i nostri finestrini e sederci
strette appena la luce rossa
si accende e ci ritroviamo
felici di una riservatezza
totale e inaspettata
di schiuma di sapone che versa, no,
scende a cascata in onde vellutate.
E quando le spazzole blu girevoli
di dimensioni impossibili
si avvicinano al veicolo
da tutte le direzioni,
cosa possiamo fare
se non impegnarci in un bacio
in un mondo dove farlo
può ancora fermare il traffico.
E poi al risciacquo,
e in vista di nuovo
di automobilisti disinteressati
indolenti nel piazzale,
siamo lucidate e rifinite
e (seguendo le istruzioni)
avviamo l’accensione (che
ci ricorda i nostri padri)
e mettiamo in marcia
e siamo fuori
al semaforo verde.