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assurdo darsi la mano
a ogni piè sospinto
per non dire di quanti sono pronti
alle pacche sulle spalle
e ti serrano nelle spine dell’abbraccio
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Con Turbativa d’incanto Jolanda Insana approda alla forma dialogica o, per meglio dire, formalmente dialogica, essendo in effetti questo complesso libro un testo sull’incomunicabilità con l’altro e con “la bestia clandestina” appellata all’interno del testo anche come “idiota sottostante”, che per l’Insana sarebbe di fatto l’altro da noi in senso delocativo, ma peggio l’altro in/di noi stessi, con tutto il carico della sua ingombrante e imbarazzante presenza. Nel Complesso, dunque, possiamo definire Turbativa d’incanto come una raccolta il cui filo conduttore si dipana intorno alla cruda scarnificazione del dolore per la presa di coscienza di una reale ed irrimediabile impossibilità comunicativa con un soggetto disturbato e bipolare; ma non è tutto, ciò che più sconvolge e si riflette nel corso della lettura dei sei poemi che compongono il libro, è la capacità della Insana nello spostare sapientemente l’obiettivo nel corso della narrazione poetica di eventi e fatti, sì da evidenziare e mettere in luce la possibilità che questo “essere” bipolare possa appartenerci più di quanto pensiamo ed additiamo al di fuori di noi stessi. Confluiscono inoltre nei poemi che formano il libro (Le foglie del decoro, La bestia clandestina, La centralina saltata, L’idiota sottostante, Caràmbola, La màndola della melanconia) le contaminazioni di diversi temi, da quelli più intimi che segnano il passo dell’invivibilità individualista e solo superficialmente “social” del nostro tempo, a quelli più impersonali che, come frammenti di lettura di ritagli di giornali, infettano e condizionano con eventi di cronaca devastante il quieto scorrere della monotonia quotidiana. Il tutto dialogando un dualismo al femminile privo di estremismi condizionati a una femminilità malinconica e ripiegata (sia pure nell’esasperazione del tema della follia) quasi remissiva, bensì con la volontà di un’affermazione carnale dell’esistenza triviale e comune, che ci appartiene oltre ogni apparenza e che l’Insana ci sbatte potentemente in faccia, con la *“marziale” capacità d’invettiva a lei propria.
(*qui il “marziale” è da leggersi nel suo duplice ruolo aggettivale: l’Insana è da 40 anni vivace e fervida traduttrice di Marziale, da cui ha assimilato il gusto della ferocia nell’invettiva.)
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a 300 metri in linea d’aria
il più grande parlatorio del mondo
tra le alture del Golan occupato
nella Valle delle grida
ogni venerdì dopo la preghiera
da trent’anni per un’ora di colloquio
come in carcere
si attivano i megafoni dell’ONU
e i siriani dei due villaggi spezzati
si gridano a distanza con l’aiuto del vento
i fatti della settimana
l’acqua razionata
il raccolto andato a male
le melagrane rosseggianti
le novità di famiglia
e fanno conversati di nascite e decessi
l’eco della Valle non arriva qui
dove si nasce a 10 cm di distanza
dove c’è filo spinato
e ognuno è libero di oltrepassare la soglia
– Turbativa d’incanto, Le foglie del decoro (pag 13-14)
*
Che ne sai tu delle storture vere
nel villaggio di Grantorto
che ne sai tu di Koutar Lhasni anni 19
e della sua voglia di vivere?
Koutar è stata ammazzata dal padre
perché costretta al carcere di casa
voleva andare nel mondo
dopo dieci ore di lavoro in stireria
ammazzata a bastonate
mentre tu correvi in carcere
a intervistare il papà di cosa nostra
pontifichi di libertà e non scorgi
i sequestrati della porta accanto
oh se una volta tu dessi voce
a chi non ha voce né taormine
in un empito di pietà signore
ma hai lo strabismo in testa
e la segregazione dello stagista ti sfonda
di compassione
sotto le folate della tua tempesta
trovi ormeggio nel lavoro
e il male lo vedi solo sulla cartastampata
e se nel tuo condominio c’è qualcuno
che implora maltrattato
ti chiudi nel cesso e fai l’indifferente
– Turbativa d’incanto, L’idiota sottostante
*
ma sono un granatiere
e tu insulti i granatieri
che a Porta San Paolo non s’infrattarono
ma l’8 settembre per te non è giorno di resistenza
e vai oltraggiando
poi che non sai della resistenza all’oltraggio
e blateri e blateri
tra ordini e contrordini
non hai visto la patria nascondersi? era l’Italia
che ieri come oggi mette in salvo la pellaccia
lasciando tutti allo sbando
– Turbativa d’incanto, L’idiota sottostante (pag 86)
*
nelle estreme periferie del lutto
non mostri il fianco
non fai una piega
ma chiedi attenzione
e approfittando dell’altrui debolezza
ricatti senza un rutto di commozione
senza un grugnito di pietà
– Turbativa d’incanto, la bestia clandestina (pag 44)
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L’ha ribloggato su natalia castaldi [storie di un paria che scrive]e ha commentato:
su Jolanda Insana
L’ha ribloggato su Gianluca D'Andrea.