Una Madama Butterfly degna dell’incanto pucciniano è andata in scena a Cosenza come secondo appuntamento operistico per la stagione lirico-sinfonica del Teatro comunale “A. Rendano”, stagione che chiuderà il prossimo 2 gennaio 2015 con il Concerto di Capodanno. La famosa tragedia giapponese in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa ha trovato, nell’allestimento cosentino, adeguata ambientazione e gradevole espressione di aderenza al contesto operistico. La regia di Vincenzo Grisostomi Travaglini, come valore aggiunto, ha ben ricostruito la vicenda, supportata dalle gentili e curate scene di Tiziana Fiorillo e il disegno luci vivo ed espressivo di Giovanni Pirandello. All’apertura del sipario un velo trasparente sul ciglio del palcoscenico ha conferito evanescenza all’atmosfera; lo stesso velo verrà nuovamente calato nei momenti di maggiore intimità come il duetto d’amore del I atto e il coro a bocca chiusa del II atto.
L’ingresso della casa sulla collina di Nagasaki, in posizione centrale, da accesso ad un unico ambiente domestico su livello rialzato – così come sono nella realtà la classiche abitazioni giapponesi – con mobilio in vimini, statua di Budda e vasi nipponici. Lo sguardo incontra da subito un impalcato in legno chiaro, colonne portanti e struttura caratteristica con classiche porte scorrevoli definite Shoji, costituite da pannelli di carta di riso su telaio che, scorrevoli, dividono gli ambienti quando occorre.
Fluido e sempre adeguato il narrare registico: il corteo delle amiche, il rito nuziale, il banchetto, il rinnegamento e la maledizione dello zio Bonzo, con un semplice ma suggestivo arricchire di lanterne, ombrellini e grandi farfalle decorative. D’ effetto – durante il coro a bocca chiusa – il peregrinare di lumi accesi, in trasparenza dietro la grande parete, ad evocare una presenza lontana e la speranza appesa a un filo; magnetici i riflessi di luce colorata che dal blu della notte al rosso – come a preannunciare sangue e morte – si schiariscono nelle sfumature dell’alba fino al comparire di un sole caldo e giallo che sorge poco alla volta.
Il giunger del giorno ha anticipato un finale tutto emozione, dal generale sospiro sospeso: un silenzio assordante e partecipe del pubblico, infatti, ha fatto da sottofondo al “Non ditemi nulla….” che l’atterrita Butterfly rivolge al console alla vista di Kate, la sposa americana. Il momento del suicidio, il bambino bendato e l’ombra di Pinkerton che chiama la sposa giapponese – in trasparenza dietro gli shoji – insieme alla potenza espressiva del suono si sono trasformati nel brivido di massima commozione che la partitura pucciniana inevitabilmente suscita. I costumi di Fabrizio Onali hanno ben contribuito al giusto ricreare l’atmosfera: spiccano fra tutti le classiche uniformi del tenente della marina degli Stati Uniti Pinkerton e l’abito bianco delicato come nuvola della quindicenne geisha Cio-Cio-San.
Alla direzione lo strepitoso M° Alberto Hold-Garrido che con forza e sensibilità e rendendosi fautore di un appassionato orchestrare dalle sensuali inflessioni sonore, ha magnificamente guidato l’Orchestra del Teatro comunale “A. Rendano”. Cinzia Forte ha impersonato un’ottima Butterfly, forte ed elegante nelle lentissime movenze, in ruolo fino alle più impercettibili espressioni del viso, dalla giusta, e alle volte eccessivamente misurata, vocalità. Eccellente la performance di Shin Sunghee come Suzuki la servente, voce sempre perfetta e immensa padronanza della scena. Angelo Fiore ha vestito i panni di Pinkerton senza particolare slancio: dalla fisicità ideale per questo ruolo, è risultato troppo statico in gesto e vocalità. Nelle vesti del console americano Sharpless, il baritono Valdis Jansons: non troppo comunicativo in generale e meno presente nelle primissime battute, ha sicuramente raggiunto maggiore pienezza vocale in chiusura. Abbastanza efficace il Goro di Nao Mashio. A completare il cast Antonio Barbagallo (Yamadori/ Commissario Imperiale), Manrico Signorini (Zio Bonzo), Annalisa Sprovieri (Kate Pinkerton) e Nahele Tudda (Dolore, il bambino). Superlativo e sempre puntuale da capo a fine il Coro lirico “F. Cilea” diretto dal M° Bruno Tirotta: intenso e delicato nella totalità degli interventi esterni ed interni ha raccolto grande consenso di pubblico in particolare dopo le fatate finezze e la magia del coro a bocca chiusa.
Marta Cutugno
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