Consonanze e dissonanze
SULLA SOGLIA CON FRANCO RELLA
A seguito del conferimento del Premio Speciale della Giuria del XXV Premio di Poesia “Lorenzo Montano” al critico Franco Rella, Anterem Edizioni ha pubblicato, nel 2011, un agile libretto di “Opere scelte” del filosofo trentino, corredato di una breve, ma compiutamente articolata, riflessione critica a cura di Susanna Mati.
L’oscillazione nella definizione del lavoro di Rella tra le categorie di “filosofo” e “critico”, nella frase precedente, non è casuale: come si legge nelle motivazioni del premio, lo spazio di ricerca inseguito, con costanza pluridecennale, dall’autore si va a collocare in una feconda “intersezione tra pensiero poetico e pensiero filosofico”. Tuttavia, non si tratta soltanto di un’ultrafilosofia – termine di leopardiana memoria, che spesso ritorna alla superficie anche nel lavoro della rivista Anterem – o di un’ultracritica, ma anche, come si evince dal titolo stesso del volume, di un’esplorazione continua delle “soglie” della conoscenza (e dall’Eros che la muove, secondo alcune derivazioni, non soltanto platoniche, del pensiero dell’autore).
Difatti, come rileva correttamente Mati, il lavoro di Rella è teso alla demistificazione dei miti dell’altro e dell’oltre, ovvero di quella “Sache der Götter” delle Elegie duinesi di Rilke di cui Rella è stato traduttore (per Rizzoli-Bur, nel 1994) e certamente anche fine commentatore, sia prima che dopo questo suo importante, quasi paradigmatico, lavoro di traduzione. Al contrario, le “soglie” alle quali si avvicina Rella sono legate alla negazione insita in “questa cosa qui che è”, negazione da esplorarsi nella contingenza e nell’immanenza del pensiero. La definizione virgolettata è di Bataille, altro autore ampiamente tradotto e commentato, in passato, da Rella, nume tutelare di diverse riflessioni filosofico-critiche dell’autore e presenza costante anche nel presente libro.
Il lavoro di soglia, inoltre, definisce la struttura stessa dei quattro testi raccolti nel volume, che – è sempre Mati, puntualmente, a ricordarlo – si possono definire come “micrologoi”, o Micrologie, dal titolo di una delle più recenti opere di Rella (Fazi, 2007). È una misura peculiare della scrittura, questa, che non deriva soltanto dalla caratterizzazione di “opere scelte” del volume, ma che riflette anche un movimento del pensiero che non si può tradurre né nell’ampia articolazione hegeliana, di cui Bataille è stato rivale estremo e dell’estremo, né nella fragilità disorganica di certo “pensiero debole” postmoderno, al quale l’autore afferma più volte di non volersi allineare.
Quest’ultima, almeno all’interno di Soglie, resta più una dichiarazione programmatica di intenti che non un chiaro esito dell’argomentazione. Con ogni probabilità, infatti, manca ai testi antologizzati quel confronto serrato con Derrida – citato solo una volta, en passant, ed esclusivamente in qualità di commentatore della linea Hegel-Nietzsche-Bataille – che aumenterebbe il senso di queste righe conclusive, giustamente riportate, autografe, anche in copertina: “forse è il cammino verso il volto fuggevole della verità che non è nella poesia come non è nella filosofia, ma nella tensione che spinge il poeta e il filosofo dentro se stessi. Scrivendo”.
Chi abbia letto il libro, o altre opere di Rella, saprà che qui non vi è alcun ritorno all’introspezione o, peggio, a uno psicologismo spicciolo. Ad essere messo a fuoco, in chiusura di libro, è l’evento stesso della scrittura: se il cammino “verso il volto fuggevole della verità” è certamente un bastione che Rella tenta di opporre alla dissoluzione totale della verità (che egli imputa, giustamente, più al nichilismo che non a Nietzsche), non ne è effetto consequenziale, tuttavia, l’abbandono di tutta la (de)costruzione filosofica derridiana, basata su una posizione altrettanto radicale, e altrettanto non nichilista. Di quest’ultima, si potrebbe mantenere almeno la speculazione sulla scrittura, la quale potrebbe, anzi, complementare l’insistenza di Rella sul pathos dell’atto.
In ogni caso, il pathos, individuato come nesso necessario tra Eros e conoscenza, è anche lo snodo argomentativo che ingenera quei riferimenti che sono tra i lasciti i più importanti di questo volume, ottenendo così di interrogare il lettore molto più a fondo che non sulla mancata relazione con post-strutturalismo e decostruzionismo, da una parte, e con la poesia contemporanea, dall’altra (l’ultimo riferimento, in ordine cronologico, è a Ingeborg Bachmann, ma è fuggevole; il pantheon poetico di Rella si ferma, in realtà, a Celan, coincidendo in questo con molta più scrittura poetica contemporanea di quanto l’autore dia a intendere).
Fra le questioni che Rella costantemente si dedica ad aprire e a scrutare, di nuovo, sulla soglia, vi é senza dubbio ciò che rimane impensato nel tradizionale commento a Bataille, ovvero il suo rapporto con la comunità, che – per quanto “comunità assente” – lo legittima, infine, come “vero filosofo”. Ciò avviene, in Rella, senza trascurare per questo gli esiti più alti della sua scrittura giustamente definita “poetica” di Bataille, come ad esempio Madame Edwarda (1941).
Altro passaggio fondamentale è l’indicazione, pressante, della tabula rasa che si è fatta della questione del tragico con la quale, invece, Nietzsche, Bataille e anche Benjamin si sono dovuti forzosamente confrontare, per imprimere una ripartenza decisiva al loro pensiero.
È così, in ultima istanza, che anche il volume di Rella si ritrae tatticamente dalle questioni della contemporaneità e invita alla ripartenza, non soltanto in un ambito strettamente filosofico, ma anche, in modo ancor più urgente, nel discorso critico che oggi si occupi di poiesis, in tutte le sue forme.
FRANCO RELLA, Soglie. L’esperienza del pensiero, Verona, Anterem Edizioni, 2011.
Lorenzo Mari
Foto di copertina: Franco Rella.