di Daìta Martinez
ho guardato
giovanni
da quel lenzuolo
_ verde carta _
pronto soccorso
urla
vesti bianche, urtate
e
il corpo, suo
caduto
in un altrove di dolore
avvolto
_ verde carta _
valore di un ideale
non sventrato in quell’ade di tritolo
lì ! innanzi al neon
traversa bocca
obliqua luce
di sangue folta
sangue
di rabbia
purpureo di eterno
( 23 maggio 1992 )
si parlava.
ci si accompagnava alla melodia dell’imbrunire
d’un tratto sirene a foderare canto
in pioggia di sgomento
nell’ora dell’infamia
ho guardato
giovanni
da quel lenzuolo
_ verde carta _
il grido
la sua compagna in lotta con il respiro
porte aperte
chiuse
aperte
nella stessa croce ri _congiunti
corridoio di pietra : ruote stridenti al passaggio
e quel neon
e quel viso che non c’era
e le sue parole
[…] “perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere”
e un oggi _ ancora _ per n o n o b l i a r e e c o
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Splendida poesia, parole taglienti, frammenti di un ricordo che deve essere tatuato in Noi. Complimenti!
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