Ah che pur troppo i suoi timor son veri
Tuona e fulmina il Ciel e grandinoso
Tronca il capo alle spiche e a’ grani alteri.
Ecco i versi – tratti dal sonetto che accompagna l’intero Concerto in Sol minore – abbinati al terzo movimento de “L’Estate” di Antonio Vivaldi. Compreso ne “Le quattro stagioni” – i primi quattro dei dodici concerti della raccolta “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” op. 8 del 1725 – questo “Presto” è, infatti, introdotto – come tutti gli altri movimenti – da un componimento di ignoto autore, presumibilmente lo stesso Vivaldi.
L’ ansia per il sopraggiungere del cattivo tempo, instaurata nel precedente Adagio, incalza con l’arrivo dell’impetuoso e irruente temporale che, scatenandosi in tutta la sua violenza nella frenesia dei suoni, riesce a sostenere il confronto con altre importanti pagine dense di evocazioni d’intemperie, come la “Pastorale” di Beethoveen o l’ouverture de “Le Ebridi” di Mendelssohn.
mc