di Cinzia Accetta
L’InVerso fotografico di oggi è verde come la paura e luminoso come la voglia di comunicare. Due personalità figlie della guerra che hanno fatto dell’arte lo strumento per comprendere e decifrare, dall’interno all’esterno e viceversa, se stessi e ciò che li circonda. Un percorso aggrovigliato nelle maglie di un vissuto angoscioso e ciononostante due figure assonanti mosse da un fortissimo desiderio.
Due personaggi d’avanguardia, la Rosselli spaziando nei suoi testi frammentati, sfuggenti dal francese all’inglese all’italiano e Chargesheimer passando dalla rappresentazione della realtà al linguaggio astratto in fotografia, usando la luce come strumento poliedrico di creazione assoluta. L’arte del sublime in una continua corsa verso il superamento di se stessa, molto distante da certe logiche di mercato. Un percorso ondivago tra un principio e la sua contraddizione.
Di ragioni per scrivere ce n’è solo una, che è il desiderio, più forte di ogni cosa, di esprimere la propria autentica visione del mondo. Non a metà, non in parte: tutta intera.
Luci e ombre si alternano in poesia e nell’immagine offrendo la chiave della resurrezione e gettando l’oscurità sui tormenti dell’anima. Un buio interiore che solo a sprazzi il momento creativo riesce a rischiarare. La Nausea del vivere rappresentata nel 1949 in “Sartre” con pittura al bromuro d’argento a cui fa eco il dubbio “Non so se io sì o no mi morirò di fame, paura, gli occhi troppo aperti per miracolosamente mangiare”.
*
Meno felici le poesie dedicate a tematiche cosiddette attuali […], lì il discorso si fa più banale, come se l’autore, portato soprattutto a esprimere una sua vita interiore molto complessa e quasi incomunicabile, facesse artificiosamente sforzo su se stesso per ravvicinarsi ai tempi d’oggi, più estroversi e polemici. […] Forse con più coraggio l’autore dovrebbe essere se stesso» (Amelia Rosselli)
L’autore è solo. La creazione avviene in solitudine come risposta al bisogno di comunicare di lasciare una traccia di luce nell’ombra della quotidiana lotta all’omologazione di una società appiattita nel gusto e nella ricerca di facili panacee alla frettolosa noncuranza. Chargesheimer insegue la luce, la chimica di un bacio o ancora la spensierata gioventù che rincorre una palla. Quella stessa luce che “a rintocchi cade sulla mia testa ammalata”. La poesia come luogo ed espressione del conflitto, motore stesso della scrittura.
Da soli si sogna e si muore.
da Amelia Rosselli Le poesie, La libellula (Panegirico della libertà,1958), Garzanti
Egli parla di se stesso in un lugubre monotonio,
io fiorisco i versi di altre altitudini, le esterne
noie, elucubrazioni, automobili; che mi prese
oggi nella fine polvere di un pomeriggio piovoso?
Sotto la tenda il pesce canta, sotto il cuore
più puro canta la libera melodia dell’odio. La
vendetta salata, l’ingegno assopito, le rime
denunciatorie, saranno i miei più assidui lettori,
creatori sotto la ribelle speme, di disuguali
incantamenti si farà la tua lagnanza, a me, che
pronta sarò riceverti con tutte le dovute intelligenze
col nemico, – come lo è la macchina troppo leggiera
per tutte le violenze. Allora sarà tempo tu ed
io ci ritiriamo nelle nostre tende, e ritmicamente
allora tu opporrai il tuo piede contro il mio
avambraccio, e tenuamente io forse, ti spalmerò
del mio sorriso appena intelligibile, se tu lo
sai capire, ma se tu sai solo banchettare, fischiare
al becco del vino e della ambiziosa più severa
perfino di questo mio anelare verso la tua
più severa parte, allora distenditi da solo fra
le tue pianeti. Non so se io sì o no mi morirò
di fame, paura, gli occhi troppo aperti per miracolosamente
mangiare, la terra che ravvolge e sostiene l’acqua
troppo nera per la leggierezza del cielo. Che
strano questo mio riso da pipistrello, che strano
questo mio farneticare senza orecchie, che strano
questo mio farneticare senza augelli. Che strano
questo mio amare le amare ozie della vita.
*
da Amelia Rosselli Le poesie, Variazioni Belliche (1959), Garzanti
l’alba a rintocchi cade
sulla mia testa ammalata
il difficile umore m’assale
verde come la paura
*
tu non sai quale oscuro precipizio
affumicò miei occhi a tua
vista: né quale simbiosi paralizzante
m’afferrò: tu non odi le rosse mie indagini
squadrarti – solo la terra ti promette una sembianza;
io corro e corro per i vichi invece.
*
Karl Heinz Hargesheimer assume lo pseudonimo di Chargesheimer nel 1948, in seguito alla pubblicazione di un suo racconto su Stern. Fotografo, scultore cinetico, scenografo è un precursore dell’artista multimediale spaziando dalla fotografia astratta alla grafica luminosa. Bel 1968 viene insignito del premio della Cultura Della Associazione Tedesca di Fotogrtafia e nel 1970 del premio Karl Ernst Osthaus della città di Hagen. Nel 1978 il suo lascito è assegnato al Museum Ludwig di Colonia che contiene dal 1989 anche i suoi Mulini della meditazione e i suoi fotogrammi. Dal 1986 la borsa di studio di fotografia della città di Colonia è intitolata a lui.
Amelia Rosselli nacque a Parigi nel 1930, figlia dell’antifascista Carlo, teorico del Socialismo Liberale, e di Marion Cave, attivista del Partito Laburista. Nel 1940, dopo l’assassinio del padre e dello zio ad opera delle milizie fasciste in Francia (1937), si trasferì con la famiglia in Svizzera e poi negli Stati Uniti. Negli anni Quaranta e Cinquanta si occupò di teoria musicale, etnomusicologia e composizione, scrivendo numerosi saggi. Nel 1948 cominciò a lavorare come traduttrice dall’inglese per alcune case editrici e per la Rai e continuò a dedicarsi a studi letterari e filosofici. In questi anni cominciò a frequentare gli ambienti letterari romani (nel 1950 conobbe lo scrittore Rocco Scotellaro, che le presentò poi Carlo Levi) e gli artisti che avrebbero dato vita al Gruppo 63. Tra le sue opere,Variazioni belliche (1964); Serie ospedaliera (1967); Impromptu (1981); Appunti sparsi e persi (1983). Si suicidò a Roma l’11 febbraio 1996 a causa di una grave depressione; lo stesso giorno del 1963, si suicidava a Londra Sylvia Plath. |
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