Antonio Verri – 2 poesie
(tratte da il pane sotto la neve, Kurumuny/Poesia, 2003)
per Daniele Greco, grazie (gda)
L’angoscia delle mie parole
questo sapore di morte
e quasi miti
il criscenti di mille pene
le comete in fila i frisi
la Cattedrale
i sogni i segni
Zobeida i segnalamenti
la cesura nei miei versi
mio padre con camicia di cambrì
i discorsi di Brighella
l’aridore la crusca
dei miei pensieri
il cielo alto consumato
la polla il biancore l’afasia
son le cose che mi narro per belluria.
*
(a Maria Corti)
Il Castello di Munot è quando
decisi di mettere una lamiera
sugli occhi
son le cantate allo Star Quik
i miei drammi allo Swanen
o quando briscola col Padre Emilio.
A dire le cose come stanno
è anche un orzaiolo
un amico in fonderia
biscotti tedeschi e marmellata,
è il grido senza rumore
che mi tirai da dentro
una notte
che mia madre girava col groppo
tutti i luoghi dove perdeva un figlio
le sue lune che mi chiuse in una borsa
pochissime lire un po’ di tremore
i colpi di tosse di mio padre.
Scrissi che ero un portento alla Torre del Serpe
che tornavo ad aspettar la neve
che la fortuna era da sempre il pane e il miele.
Antonio Leonardo Verri (Caprarica di Lecce, 22 febbraio 1949 – 9 maggio 1993) è stato un romanziere, poeta, pubblicista ed editore italiano. Aderì al Movimento Genetico di Francesco Saverio Dòdaro e fu tra i principali animatori del dibattito letterario degli anni ottanta dell’Avanguardia meridionale. Fa parte dei cosiddetti “poeti maledetti salentini” (detti anche “selvaggi salentini”), tra cui figura anche Salvatore Toma. Fondò e diresse le riviste letterarie Caffè Greco (1979-1981), Pensionante de’ Saraceni (1982-1986) e Quotidiano dei Poeti (1989-1992) che dal maggio 1991 si interseca con un’altra testata: Ballyhoo – Quotidiano di comunicazione. Rimasta memorabile una sua “performance culturale”; quella di riuscire a diffondere per dodici giorni consecutivi il Quotidiano dei poeti, un quotidiano fatto di sola poesia, stampato a Maglie, presso la Erreci edizioni di Pino Refolo, e distribuito in giornata, attraverso una rete di amici e militanti, a Bari, Napoli, Roma, Matera, Perugia, Milano, Trento e Belluno. Collaborò con la rassegna Sudpuglia (1986-1993) e Titivillus (1991-1992), e diresse On Board (1990). Organizzò due edizioni di una mostra mercato di poesia pugliese, dal titolo: Al banco di Caffè Greco, e poi due mostre-letture, di cui la prima fu su James Joyce e Raymond Queneau e la seconda sullo Scrap, gioco di scrittura con scarti tipografici. Allestì poi, con la collaborazione di Raffaele Nigro, un dramma radiofonico alla Rai di Bari tratto dal suo Il fabbricante d’armonia, nel maggio 1985. Curò tutte le attività legate al Centro Culturale Pensionante de’ Saraceni e le collane: I quaderni del Pensionante (1983-1987), Spagine. Scrittura Infinita (1991), Compact Type. Nuova Narrativa (1990), Diapositive. Scritture per gli schermi (1990), Mail Fiction (1991), con la collaborazione di Francesco Saverio Dòdaro, Abitudini. Cartelle d’autore (1988-1990), e contribuì con il suo apporto alla collana de I Mascheroni (1990-1992) di “Media 2000”.Un progetto a cui teneva particolarmente vide la luce nel 1992: Ballyhoo-Litterature, ovvero il Declaro. Il libro che nell’idea di Verri potesse contenere il suo mondo, una sorta di personale libro infinito.A Cursi, nel leccese, fu istituito il “Fondo internazionale contemporaneo Pensionante de’ Saraceni”, un’eccentrica e preziosa biblioteca composta da oltre tremila tra volumi, riviste, manoscritti, cataloghi, spartiti e audiovisivi.Morì in un incidente automobilistico nel maggio 1993 (Fonte: Wikipedia).
Libri: il pane sotto la neve (1983); Il fabbricante d’armonia (1985); La cultura dei tao (1986); La Betissa (1987); I trofei della città di Guisnes (1988), Ballyhoo Ballyhoo (1990); E per cuore una grossa vocale (1990); Il naviglio innocente (1990).
In copertina: Antonio Verri.
Verri e “il pane sotto la neve”: finalmente! E grazie, grazie di tutto cuore. Credo che, anche al di fuori del Salento, si cominci a capire l’importanza dell’opera di Antonio Leonardo Verri (come si suo dire: “meglio tardi che mai…”)