All’interno della mia rubrichetta, da questa settimana e con cadenza non programmabile, inizierò una sorta di “atlante inesistente”. Proporrò una serie di autori, perlopiù sconosciuti con scarse o nulle pubblicazioni, di varie provenienze geografiche che mi sono divertito a tradurre. Una sorta di piccolo omaggio a poeti non celebrati, fuori dai viziosi circoli letterari e critici che non saranno mai invitati a reading, premi e scambi di favori. Poeti “inesistenti” quindi, o poeti “resistenti”, a seconda del punto di vista. Non tutti hanno scritto dei capolavori ma non credo sia importante, quando ormai basta che un “nome” pubblichi una frase qualsiasi che già diventa “pura poesia”. Osanna, osanna, osanna nel basso dei cieli. J.P.Manos è il primo inesistente che presento. Nato negli anni 80 a Panama, si è trasferito negli Stati Uniti all’inizio del nuovo millennio e lì risiede nello stato di New York. Si occupa di programmazione e software. La sua scrittura si basa su storie quotidiane e sul disincanto della realtà. Uno stile abbastanza piano senza troppi sussulti ma pieno di immagini, talvolta spiazzanti, sempre però legate al vivere comune, all’uomo ordinario dialogante con un altro Io.
Ieri era il compleanno del mio amore
-tu mi sussurravi intanto che mi amavi-
non so più l’indirizzo e quanta terra abbia calpestato
in questi anni ha consumato respiri
e noi ci smarriamo nel cimitero
-Va tutto bene?-
Certo dopotutto c’era prima di te e non è mai andata via
ma è una presenza delicata non trovi ?
Si fa sentire quando le parole scarseggiano
o la rabbia sale da qualche girone interiore
Non conosco molto di me
l’allegria si confonde con quello che non abbiamo