L’InVerso fotografico di oggi celebra il corpo e la sua rappresentazione. Marrian e Valduga scelgono la via dell’astrazione poetica, non l’urlo di una folla inferocita ma piuttosto il sussurrare di una filastrocca sentita da bambini. Mostrare il corpo cosi come lo si percepisce attraverso il filtro dell’occhio e della mente. Marrian rende il corpo della donna un paesaggio lunare, lattiginoso di serpottiana memoria; impossibile non menzionare il richiamo al marmo del Canova. L’inquadratura fa pensare al buco di una serratura, ad una intimità violata in religioso silenzio cosi come i versi della Valduga sembrano tratti dalle pagine di un diario intimo dove appuntare il ricordo del corpo.
Ulteriore finzione:
eternità, assenza
di fine, morte che muore, efficienza…
(da Medicamenta)
da “Cento quartine e altre storie d’amore”
Einaudi, Torino, 1997
«Guardalo questo corpo: ti appartiene.»
Non ho occhio che pesa e che misura
e per vedere veramente bene
mi serve il buco della serratura.
«Tu mandali a dormire i tuoi pensieri,
devi ascoltare i sensi solamente;
sarà un combattimento di guerrieri:
combatterà il tuo corpo e non la mente.»
Per sogni d’ombre, per ombre di sogni
per l’avanzo d’infanzia che mi avanza
per questo niente vuoi che mi vergogni?
Per sogni d’ombre morte in lontananza?
«Non mi piace il tuo stile da mistero
e reciti te stessa molto male.»
Il sogno è l’infinita ombra del vero
e spesso è più reale del reale.
Eric Marrian è un fotografo francese che unisce con superba maestria le due anime artistiche della fotografia e della architettura, regalandoci un’insolita e stupefacente visione della sensualità. Nato nel 1959, Eric si forma come architetto. Passa alla fotografia nel 2003 e nel 2005 diventa membro e co-fondatore dell’agenzia fotografica Mata Hari. Nella serie “Carré blanc” si concentra sui dettagli del corpo femminile, in una continua ricerca di nuove geometrie e prospettive. La serie “Carré Blanc”, vincitrice del festival europeo di fotografia di nudo di Arles, è stata esposta in numerose gallerie europee (tra le quali: la Galerie Verdeau Rive Gauche, la Fundazione ERA di Mosca, la Maison Européenne de la Photographie).
Patrizia Valduga è nata nel 1953 a Castelfranco Veneto. Vive a Milano. Ha pubblicato Medicamenta (Guanda 1982), Medicamenta e altri medicamenta (Einaudi 1989), Donna di dolori (Mondadori 1991), Requiem (Marsílio 1994), Corsia degli incurabili (Garzanti 1996), Cento quartine e altre storie d’amore (Einaudi 1997), Prima antologia (Einaudi 1998), Quartine. Seconda centuria (Einaudi 2001), Lezione d’amore (Einaudi 2004), Il libro delle laudi (Einaudi 2012). Ha tradotto John Donne, Molière, Crébillon fils, Mallarmé, Valéry, Shakespeare e Kantor. Nel 1988 ha diretto per un anno la rivista “Poesia”.