La ragione per cui stai leggendo è che qualcosa è scritto. La ragione per cui sto scrivendo è che qualcuno come te leggerà. La ragione per cui qualcuno “apre” dello spazio per ospitare questo “scambio” è che potrà impegnare un po’ della sua energia auto-definitoria in cambio di qualcos’altro. Ci sono motivi estrinseci, dunque. In primo luogo: la vita va riempita. In secondo: comunicare è esigenza strutturale dell’umano, e lo è sempre stata. In terzo: oggi attraverso la comunicazione trascorre cospicuo flusso di capitale. Come un pollo bombato di ormoni per poter essere sacrificato in meno tempo possibile, allo stesso modo la comunicazione deve estrinsecarsi nel minor tempo possibile per poter essere esposta sul mercato dei social network. Il tempo fra il concepimento d’una frase e la sua ostensione pubblica deve essere ridotto al minimo. Il contenuto è secondario e viene offerto a getto continuo pescando tra il buffo, l’indignante e il preoccupante.
Il cancro (nel caso del pollo) e la baruffa (nel caso della comunicazione) sono sentinelle di controllo: sorvegliano che tutto si svolga secondo le regole.
Qualcuno, che mi sforzo indegnamente e petulantemente di incarnare, prova a tenere viva la fiammella dell’intrinsecità. Mettiamo: il mio animo va in suppurazione se non canto quest’amore o eviscero questa melodia. Similmente un’idea emerge da una mole di studio interiorizzata e si fa largo fino alla sua compiuta espressione. Alla foce, però, è stato piazzato il tornello del mercato: per poter raggiungere il mare (della diffusione) tutto deve possedere quella forma (o quelle poche forme) capace di essere più piccola ancora dello spazio d’uscita consentito. Il mondo triste impara dunque la lezione della pre-visione. Il mondo triste muta il colore delle sue ali come quello della falena minacciata di estinzione.
Eppure si può vivere anche senza mare aperto. Mi capita ogni tanto di meravigliarmi di quanto sia contemporaneamente semplice e straordinario il meccanismo che porta l’acqua nelle case. E di quello ugualmente soprannaturale che la riscalda. C’è qualcosa di più meraviglioso che sonnecchiare nella vasca da bagno fumigante per un’oretta di pura nullità?
Propongo un’integrazione: dormicchiare nella vasca fumigante con le note di Damon & Naomi mescolate al vapore. È una buona opzione, soprattutto nel caso in cui non possiate/vogliate essere anche voi Damon & Naomi. Non sarebbe – va detto – particolarmente difficile: vi accorgerete subito che il repertorio tecnico dei due coniugi è davvero basic, così come risaltava nelle meste e sognanti cantilene dei Galaxie 500, i cui tre dischi sono entrati ormai a far parte dell’archivio dei piccoli fragili capolavori d’ogni tempo, scivolando di generazione in generazione. Chitarre che vanno ad accordi maggiori o minori, un basso delicato, batteria anemica e vocine male/female accorate. Nient’altro. Dove sta dunque la magia oggi così difficile da reperire?
Le canzoni.
Ci sono troppe velleità fra i giovani. Troppi effettini digitali in ballo. Accendo un super-riverberato-echeggiato distorsore e lascio che sia lui a condurre le danze. Curo il trucco e l’abbigliamento e mi faccio bastare che la canzone sia in tono mentre sculetto. Ascolto migliaia di dischi mezza volta e non riesco a solidificarmi in niente. Vago nel bosco. Annego nel mercato.
Nel caso di Damon & Naomi sembra invece un profondissimo grado d’intimità a mescolare le molecole dell’ispirazione comune. La musica è elemento portante della relazione, dell’amore. Un parto continuo. E un tempo dilatato, accogliente, senza fretta, che è un guardare la vita negli occhi dal privilegiato angolo d’osservazione dell’abitudine, per distillarne gli elementi più preziosi.
Potrei suggerirvi di pescare a caso in una discografia che ormai corre verso la prima decina, ma voglio dividere con voi la stessa schiuma di questa mattinata di beatitudine: “More Sad Hits”, il loro esordio dopo lo scioglimento dei Galaxie contiene alcune delle loro canzoni più semplici ed efficaci, proprio in virtù di una “pienezza” che è rifiuto dell’artificio.
“E.T.A.”, “Little Red Record Co.”, “This Car Climbed Mt. Washington”, “Astrafiammante”, “This Changing World”… ma anche l’insolita cover dei Soft Machine “Memories”, sono tutti pezzi che, innaffiati di almeno 4/5 ascolti, fioriranno sul vostro davanzale con l’inappariscenza delle cose che improvvisamente sorprendono e deliziano.
E in quel caso avreste solo iniziato a fare i conti con l’età matura della vostra vita.
In copertina: “More Sad Hits” (front cover, Damon & Naomi, 1992)