di Ilaria Grasso
Quarracino in una sua presentazione disse “Chi legge non deve salvarsi, deve perdersi”. In effetti leggendo la sua prima opera ci si perde davvero nei versi e tra le righe di prosa poetica. Le sue parole ti portano lontano e ti accompagnano in un “altrove” dove presente e passato, reale e immaginazione coesistono. L’autore aspetta il momento, con una penna in mano e un taccuino, coglie l’istante esatto in cui quella dimensione, talvolta distonica, si manifesta e ci racconta, in maniera potente e ispirata, la sua visione.
Una zingara si è coricata sull’asfalto e ha serrato le pupille.
Tre sono le verità: la gobba, il neonato
e una gran voglia di morire. Un barbone oscurandola
ha aperto la zip e a schizzi d’urina l’ha baciata,
amata. A rivoli l’urina colava sul collo, nell’abito. E lei intanto strillava
e lui fissava il nulla con l’espressione imberbe degli angeli.
Da FRANGIFLUTTI – Edizioni Lieto Colle
In copertina: Davide Maria Quarracino.