di Libera Capozucca
Parterre (17). Fabio Biale ha un lungo percorso alle spalle come musicista, e collaborazioni importanti con Giorgio Conte, The Gang, i Luf. Fino al 2013 suona con Zibba e Almalibre con i quali vince il Premio Bindi e la Targa Tenco e poi intraprende la carriera solista, intervallata da progetti di gruppo (Birkin Tree e Liguriani).
Oggi torna in studio da solo per la realizzazione di un album tutto suo: un viaggio tra Calvino, Django Reinhardt e l’indie rock. E come lui stesso dichiara, il violino resta al centro dell’opera. Così nasce “La gravità senza peso”, canzoni leggere per anime pe(n)santi in trame di corde, archi, e percussioni; canzoni fuori dal circuito promozionale canonico, acute, ironiche, sveglie. Arrangiato con gusto, l’album mette insieme tentazioni swing, rock, folk a riferire storie di ordinaria quotidianità frugando nelle vene. Isterismo da ipocondria (Il bolo isterico), la malinconia che segue un addio (Sì però non eri qui), la convinta militanza (Marzo), la disillusione (Con la mano tesa), la musica a dare un senso alle cose (Viene la musica) sono come libri di Calvino dove tutto si trasforma nel suo contrario ed è un mistero il viaggio.
Lasciamoci attraversare dall’ascolto, mentre le finestre dell’anima si aprono sul mondo reale dove si piange, si ride, si respira, si ama davvero. E dove a volte la gravità senza peso è l’imponderabile essenza del sogno.
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