Un mesetto fa, circa, leggendo la rivista Atelier mi sono imbattuto in alcune poesie inedite di un’autrice che mi aveva colpito molto con il suo libro di esordio “Campionature di Fragilità” (La vita felice 2015). Melania Panico è dotata di una scrittura avvolgente e nascondente. Proprio come nella foto su Atelier(vedi in fondo all’articolo), dove il suo sorriso di sole non è intero ma si lascia immaginare per intero. Il suo dettato poetico non lascia niente al caso, nasce da un percorso onnivoro di letture e studio, con un Io fulminato, intero e fragile pieno di ciò che i finti forti non ammettono omettendo il lato umano. È proprio il lato umano che esalta nella sua compostezza e riservatezza che la Panico offre al lettore. Quindi osserviamo e non profaniamo, rispettiamo la meticolosità della scrittura, matura, tagliente e disegnante i contorni delle nostre ferite invisibili. Ripropongo qui uno degli inediti (magnifico) e altro da Campionature.
Ci siamo salutati nella casa inquieta
io avevo un vestito bianco perfetto
e addosso una luce nuova
come di famiglia
ho inventato tante volte il profilo delle foglie
non erano come le descrivevi tu
e quando sono andata via
mi hai detto so che non ci rivedremo
che il sangue si è spezzato
e poi ho raccontato ancora questa storia
a chi non era capace di ascoltare
perché il tempo non sistema le cose:
semplicemente le colloca negli angoli giusti
Da Campionature di fragilità
Se il silenzio potesse parlare
farebbe crollare palazzi
o restaurerebbe
portoni infestati da tarli.
Ma il silenzio non può
parlare
e i palazzi resistono
e i portoni dei palazzi
sopportano la pioggia
restando muti
fino al prossimo
mattino.
Accade lo stesso amore delle case vuote
un referto scritto sulla breccia dell’approdo
definitivo guscio senza peso di un bagliore
ora dissetare gli angoli degli occhi
è chiedere perdono all’acqua
filtrare il velo delle unghie con inchiostro.
Forse è questa la forma della soluzione
reinterpretare radici fangose, renderle gioia.
Potrei ricucire il modello pezzo a pezzo
scivolare intorno alla vista del fregio presente
adagiare le avanguardie alla finestra
eppure la pioggia disegna addosso
una specie d’agguato
dentro il freddo non arrossisce
si mantiene ai margini delle sue possibilità.