di Marta Cutugno
Per la rubrica ArnesiDaSuono su Carteggi Letterari, quest’oggi ci occuperemo di uno strumento molto antico ma di attualissimo impiego: si tratta dello hichirichi che, attraversando le epoche, è riuscito a volare dalle suggestioni del folklore e della tradizione radicata alle più vicine frontiere del pop e del jazz. Uno strumento a fiato dai suoni eleganti spesso destinati – come vedremo – all’accompagnamento della danza e di generi classici dell’area cinese e coreana.
Lo hichirichi è uno strumento giapponese che deriva storicamente dall’oboe cinese, anticamente definito bili e che adesso ha assunto la definizione di guan, arnese da suono che giunse in terra di Giappone verso la fine dell’ottavo secolo. Osservando lo strumento con occhio superficiale, affidandosi alla sola prima vista, lo hichirichi – 篳篥- potrebbe essere classificato come un semplice flauto diritto. Lo strumento, in verità, possiede una struttura molto più elaborata ed è costituito da un tubo di canna di bambù avvolto da corteccia con imboccatura ad ancia doppia. Questa sua caratteristica lo allontana irrimediabilmente dall’accostamento errato ai flauti e lo rende, per conformazione, affine all’oboe. Lo hichirichi è principalmente impiegato nella musica tradizionale gagaku, 雅楽, (musica, danza elegante). Il gagaku è un genere classico originario della Cina e della Corea che si diffuse presso la corte di Kyoto a partire dal secolo VI e che trovò ampia diffusione dal secolo VIII grazie al Gagaku ryō (雅楽寮), la prestigiosa e molto frequentata Accademia di Musica Imperiale che si dedicava alla divulgazione, all’organizzazione di eventi ed alla formazione dei musicisti. Il gagaku, in fondo, non è altro che una sintesi culturale in cui confluiscono generi e tradizioni diverse, che vanno dalla musica shintoista al cinese togaku – 唐楽- dalle musiche folkloristiche wagaku – 和楽 – al Komagaku – 高麗楽 – genere musicale coreano, allo utaimono – 歌物 – genere costruito intorno all’impiego della voce con accompagnamento di un ridotto ensemble strumentale. Dal 1955 riconosciuto come Tesoro Nazionale dal governo ed elevato a fulgido esempio di musica in versione orchestrale, il gagaku può essere eseguito come concerto per strumenti a fiato e per strumenti a corda (kangen, 管弦) e come concerto di accompagnamento alle danze di corte (bugaku, 舞楽).
Uno strumento di così piccole dimensioni, dalla voce così sensibile e con le sue particolari caratteristiche, si innesta ed eccelle nelle formazioni gagaku da tempi più che antichissimi. Le sonorità prodotte dallo hichirichi sono eteree , sognanti e garbatamente evocative. Il suono prodotto è dolcissimo, elegante e permette all’esecutore di abbandonarsi ad inflessioni morbide ed estremamente cantabili. Le suggestioni che ne scaturiscono conducono l’ascoltatore lontano, dove poter traslare gradualmente verso i confini più intimi e nascosti dell’anima. In tempi moderni, fuori dalla destinazione storica ed antica a cui ha sempre fatto riferimento, lo hichirichi riesce ad accostarsi, dal jazz al pop, navigando tra i generi più disparati. Esistono documenti video sulla piattaforma youtube che attestano il versatile impiego dello hichirichi, strumento più che disposto a trascendere dalla sua tradizionale e folklorica accezione per abbandonarsi a brani noti al grande pubblico, come per esempio la storica Yesterday dei Beatles.
Immagine di copertina: martyregan.com