di Ilaria Grasso
C’è forse una cosa che ci rende più vivi dello stupore? Spesso siamo tentati inconsciamente di cercarlo e giriamo e giriamo arrovellandoci la testa cercando chissà cosa. Vorremmo solo essere stupiti. Attraversiamo le strade, leggiamo libri, facciamo cose spericolate solo per rimanere vivi e dirci vivi. Nello stupore e nella meraviglia i nostri occhi si accendono come di gioia. Si riempiono di luce. Quando ci meravigliamo il cuore si apre e si riempie di entusiasmo. È un meccanismo molto simile all’amore e ad esso è strettamente collegato. Non è importante che quell’amore sia generato da un altro individuo o da altre cose del mondo che ci circonda. Lo stupore ci porta alla vita e ci racconta quanto sia importante sentirla per godersela appieno in tutte le sue sfaccettature. Pare quasi dirti : apriti e non temere perché ciò che è autentico non smette mai di esserlo. Ciò che è autentico è puro come gli occhi di un bimbo che più non parla per la bellezza del mondo….
CAMMINO SOTTO LE STELLE LONTANE
Cammino sotto le stelle lontane
come facevo da piccolo con mio fratello; come facevo
con Wallace in Grant Street in quelle lunghe, fresche
notti di San Francisco, che sembravano
non aver limiti –
solo viali
di colonne e sempreverdi
senza muri.
E guardo in alto e ved gli spazi
tra le stelle
penso alle nebbie e alle miglia che le separano,
cosa attraverseremo per essere insieme:
Così mi ritrovo a Churcill Street
tornando a casa dal negozio
gli occhi rivolti ai densi gruppi
che crepitano nella notte,
E sento ancora di nuovo la domanda che dimora
nelle nostre menti sull’idea
che è dietro all’uomo, il suo posto nell’universo e
l’universo, il suo posto nell’uomo.
E resto come quando avevo otto anni
con lo stupore di cos’è a creare tutto,
l’infinità tra ciascuna luce
e l’eternità di una.
E muto sono con la domanda.
Da POESIA DEGLI ULTIMI AMERICANI (F. Pivano) – FELTRINELLI