Ho il piacere di aprire il nuovo anno della rubrica presentandovi una fotografa americana impegnata nella lotta alla violenza sulle donne e animata femminista: Liora K.
“Sono una femminista perché non posso vivere in un mondo dove sono già stata definita, categorizzata e limitata in base ai miei genitali. Dove le donne sono oggettivate al di la della ragione, dove la cultura della violenza prospera e dove queste ingiustizie sono così palesemente ignorate e negate da così tante persone.
Io credo nel potere del femminismo intersezionale. Credo che camminando assieme possiamo andare lontano. Faccio del mio meglio per integrare nel mio lavoro il maggior numero di aspetti diversi della lotta delle donne. Voglio che tutti si rivedano nelle mie fotografie. L’oppressione e la disumanizzazione delle donne colpisce tutti, e io desidero fortemente rappresentarlo.
Parte del processo è rimanere aperta all’idea che avrò sempre qualcosa da imparare, che un dettaglio, un concetto, un’idea, sarà sempre un mistero per me. Questo è sia frustrante sia incredibilmente motivante. Questo progetto non mi ha solo aiutato ad esprimere la mia rabbia verso la quantità di potere che il patriarcato esercita, ma è stato un incredibile mezzo per comprendere parti di femminismo di cui prima non ero conscia. Di conseguenza, sono molto più consapevole ora di quello che mi viene insegnato dai media e di come cercare di eludere tale condizionamento al fine di raggiungere una maggiore uguaglianza.”
Le fotografie di Liora K risalgono al 2012 e, purtroppo, sono tristemente attuali visto che il nuovo anno è cominciato con un terribile caso di violenza su di una donna a cui il fidanzato a deciso di dar fuoco, non con le parole, non con i sentimenti ma letteralmente con benzina e accendino. Stanca di leggere sui quotidiani americani di aggressioni, stupri e discriminazioni nei confronti delle donne, la fotografa decide di reagire in difesa dei diritti femminili: nel marzo 2012, infatti, avvia un progetto artistico per lanciare un messaggio di protesta contro la prevaricazione maschile e per promuovere un cambiamento all’interno della società.
Liora K utilizza la macchina fotografica per dare voce alle vittime di violenza e per esprimere il proprio dissenso verso ogni forma di sopruso. Realizza numerosi scatti in bianco e nero, ritraendo donne di nazionalità diversa (che per posare si sono proposte spontaneamente): le protagoniste mostrano delicatamente parti del corpo nude, sulle quali compaiono slogan di forte impatto, scolpiti con la tecnica del body painting.
«Volevo creare un lavoro condivisibile e immediatamente comprensibile», afferma la giovane fotografa, «in modo che la gente potesse avvicinarsi e continuasse a divulgare lo stesso motto: I diritti delle donne vengono incessantemente sabotati, ma noi stiamo combattendo per essi».
Il progetto di Liora K e l’arte fotografica sono certamente strumenti aggiuntivi affinché si sensibilizzi una tematica molto attuale, purtroppo anche in Italia, ma, come afferma la ragazza: «tutti possiamo fare la nostra parte aiutando le associazioni che si occupano delle donne, raccogliendo fondi e incidendo sui governi». Il progetto è stato sostenuta da: Huffington Post, Cosmopolitan, Upworthy, Marieclaire.it, D-La Republicca, The Feminist Wire, dot429, Unite Women, MotleyNews.net
http://www.liorakphotography.com/
La donna oggetto, la donna strumento dell’uomo, la donna strumento della società, usata per far vendere meglio un prodotto, svestita, acconciata, manipolata, abusata, maltrattata, umiliata. La donna cantata dagli uomini come turbamento, desiderio, paragonata al creato, smembrata, vista a pezzi, gambe, occhi, seni, cosce. La donna contenitore, porto, brocca, bocca, utero, terra, mare, prato. La donna che istiga, colpevole della sua bellezza, la donna che provoca, che corrompe, la donna che se lo merita, che se l’è cercata. La donna dolore infinito.
Corpo di donna – Pablo Neruda
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.