2 pensieri su “La poesia del giorno: “Tanti non hanno più la primavera” – Francesca Serragnoli”
Ammiro soprattutto il talento nel coniugare la schiettezza del dettato con un sentimento dell’esistenza che è riconoscibile, la trasparenza e la calviniana leggerezza della pronuncia con un’immagine autentica della condizione umana: in pochi oggi ci riescono; ogni parola ha alle proprie spalle uno spessore, una densità, è stilisticamente giustificata: non sono i soliti gratuiti svolazzi verbali, i giochi di fumo in cui tanto tardo ermetismo camuffa una ionconsistenza di pensiero. Quanta tristezza sommersa dietro quei gesti abitudinari, e quanta assuefazione a quella stessa tristezza, che rende molti ottusi e sordi alla bellezza dell’essere vivi! E le stelle vestite da tessitrici del finale richiamano le Parche greche, come anticipa la metafora del teatro di pochi versi prima: sorvegliano uno scorrere al quale tutti siamo supini, ma che ci fa male accettare come invitabile.
Ammiro soprattutto il talento nel coniugare la schiettezza del dettato con un sentimento dell’esistenza che è riconoscibile, la trasparenza e la calviniana leggerezza della pronuncia con un’immagine autentica della condizione umana: in pochi oggi ci riescono; ogni parola ha alle proprie spalle uno spessore, una densità, è stilisticamente giustificata: non sono i soliti gratuiti svolazzi verbali, i giochi di fumo in cui tanto tardo ermetismo camuffa una ionconsistenza di pensiero. Quanta tristezza sommersa dietro quei gesti abitudinari, e quanta assuefazione a quella stessa tristezza, che rende molti ottusi e sordi alla bellezza dell’essere vivi! E le stelle vestite da tessitrici del finale richiamano le Parche greche, come anticipa la metafora del teatro di pochi versi prima: sorvegliano uno scorrere al quale tutti siamo supini, ma che ci fa male accettare come invitabile.
Inevitabile *