Edito dalla casa editrice Oèdipus, terzo volume della collana K a cura di Ivan Schiavone, “Canto del rivolgimento” di Federico Scaramuccia, 2016, segue “Come una lacrima” (Napoli, Edizioni d’if, 2011) e si dirama in quattro sezioni introdotte esclusivamente dal verso 22 capitolo 8 dalla Lettera ai Romani: “Tutta la creazione geme ed è in travaglio”. L’epigrafe è tratta dalla Nuova Riveduta del 1994 che solo settant’anni prima, nella Riveduta, diversamente recitava “Tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio”. L’elegante edizione presenta centratura del testo e presenza di note che, secondo la volontà dell’autore, non costituiscono esplicazione ma “sono da leggersi come una estensione del testo poetico”.
“Non rispondere alla gravità, precipitando nell’emergenza, in continua ricaduta. Questo l’orizzonte cieco, l’unico sguardo possibile in assenza di memoria. Un orizzonte che diventa appunto bersaglio, se si perde aderenza con la realtà, restando in sospensione, risalendo a ritroso per ripetersi, dallo stesso solco sorvolando sui crolli, per ricadere infine nell’ennesima torre. Il canto del rivolgimento è allora il risuonare del mondo in questo suo infertile rivolgersi sotto sopra, il rombo opaco degli appesi. Perché nel suo torcersi la terra geme, un chiasso torrido che ogni volta ogni cosa rivolge e reclude in un cerchio, ogni lamina in creazione, infatti, ognuna intenta al proprio Travaglio, vibra in aria all’unisono. Un sibilo acuto, in sé acuito, che sfiata da ogni crepa e che il Canto del rivolgimento prova dunque a captare e a decriptare”
da “Il fiore inverso”
[…]
la nube livida si squarcia stridono
le tenebre lugubri in un lavacro di pece che il tempio tiene in ostaggio
il cavo in resta corona lo scranno di spine il despota storpio recrimina
il popolo privo del capo a colpi di pulpito e di suppliche sconfinano
gli eserciti degli uni nello scempio prolifera la specie nel suffragio
che il latrato di fede inculca spurga connubi libera da ogni disguido
uno per uno
V.5 Uni richiama ad una indivisa unità di divisioni. Le scissioni (scempio) degenerano (prolifera la specie) in rifiuti d’insieme (spurga connubi). L’universo dei divisi (gli uni) genera una specie claustrofobica, una molteplicità di clausure.
da “Mire”
senza capo i tronchi giù per le dune
le mani sulla testa fissa e inferma
e ognuno è due in uno ed uno in due
ognuno e ambedue
e chi sa chi governa
a ciarle o a sberle all’addome
[…]
il vento ammassa le nuvole a oriente
si scorge appena l’ombra di un ritiro
poi il sole brilla più intenso di prima
incendio che sbrina
l’onda di fumo in giro
e lascia zuppo chi prende
[…]
da “Treppiedi”
[…]
supina soggiace la gente
al sole che scalda con rabbia
alcuni si sdraiano sciolti
alcuni si stanno raccolti
alcuni camminano sempre
ritorna l’inverno che insabbia
che indora facendosi cappa
finché non adombrano i corpi
cadendo in oblio lentamente
[…]
da “Il tempo in lotta”
[…]
possa la nostra fiamma così fresca
con calma rinnovarsi
resta do alla rovescia
senza estinguersi senza consumarci
ma prima che disbarmi
colei che ciecamente ancora adora
vedrà senza più rami
l’albero che d’aprile si colora
[…]
Federico Scaramuccia è nato a La Spezia nel 1973, ma è vissuto per lo più a Chiavari. Si è laureato in Lettere all’Università di Genova con una tesi sulla sestina novecentesca italiana e ha conseguito il Dottorato di Ricerca Internazionale in Italianistica presso l’Università di Firenze,presentando e discutendo l’edizione critica delle Rime di Gaspara Stampa. Dopo essersi formato professionalmente nelle scuole medie dell’hinterland milanese, si è infine trasferito a Roma, dove attualmente vive e ancora lavora come insegnante. Oltre ad aver sperimentato più volte il “plurale” (ad esempio, con Trilogia, Zona, 2006 e Sconcerto Triplo, Polìmata, 2009), in versi ha pubblicato Ninfuga (Ogopogo, 2008), Incanto (Onyx, 2010) e Come una lacrima (d’if, 2011).
(a cura di Marta Cutugno)