di Ilaria Grasso
In occasione della Festa del Lavoro voglio parlare di Adriano Olivetti condividendo una sua poesia, forse l’unica scritta da lui. Olivetti fu il fondatore della prima fabbrica italiana di macchine da scrivere, un intellettuale, un politico e grande innovatore delle scienze sociali. Il pensiero olivettiano annoverava la possibilità per tutti di poter lavorare non per altro o per altri, ma innanzitutto per la soddisfazione di se stessi e, al tempo, per il bene di coloro che vivono assieme a noi nella società. Dunque: l’unione dei fini individuali con i fini collettivi. La Comunità olivettiana è il luogo all’interno del quale coesistono il potere, la cultura e il lavoro. Adriano Olivetti scelse come suoi collaboratori alcuni dei più grandi nomi dell’architettura, dell’economia, della sociologia, della letteratura e della poesia. Attuò una politica di selezione del personale che, per i livelli più alti, si basava sul “principio delle terne”: per ogni nuovo tecnico o ingegnere che entrava in azienda si assumeva anche una persona di formazione umanistica con l’obiettivo di coesistere e cooperare in ogni ambiente per evitare gli eccessi di tecnicismo. La cultura per Adriano Olivetti era il pilastro fondamentale dell’esistenza e dell’azienda. Inserì in settori strategici come la pubblicità e comunicazione, le relazioni con il personale e i servizi sociali numerosi intellettuali e letterati. In forze all’azienda c’erano nomi del calibro di Franco Fortini, Leonardo Sinisgalli, Giovanni Giudici, Volponi e molti altri. Franco Fortini (poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano) in Olivetti si occupò delle pubblicazioni aziendali, delle campagne pubblicitarie e dei nomi dei prodotti. Leonardo Sinisgalli (ingegnere, poeta, saggista e critico d’arte) lavorò all’interno dell’Ufficio Sviluppo e Pubblicità, appositamente creato da Olivetti per sviluppare una comunicazione innovativa e incisiva, basata soprattutto sulla grafica e l’immagine. Celebri le vetrine e i manifesti pubblicitari di Sinisgalli precorritori della pop art (ad esempio la rosa in calamaio accanto alla macchina da scrivere “Studio 42”) Nel 1958 inizia l’attività di copywriter, proseguita fino al 1980, il poeta Giovanni Giudici che già dal 1956 si occupava della biblioteca aziendale. Lo scrittore e poeta Paolo Volponi per numerosi anni fu dirigente all’Olivetti dei Servizi Sociali aziendali, un vasto complesso di attività a tutela del lavoratore. Divenne in seguito capo del personale, amministratore e Senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature. Nel paradigma olivettiano tutti gli sforzi si concentravano in direzione della gioia del lavoro e non come spesso accade solo nei numeri e nel profitto. L’individuo per Adriano Olivetti ha sempre avuto un valore inestimabile proprio grazie alla sua complessità e il lavoratore, essendo prima di tutto un uomo, portatore sano di diritti, doveri e potenzialità da esprimere in maniera libera proprio come i versi di un testo poetico ben riuscito.
Ognuno può suonare
senza timore e senza esitazione
la nostra campana.
Essa ha voce soltanto
per un mondo libero,
materialmente più fascinoso
e spiritualmente più elevato.
Suona soltanto per la parte
migliore di noi stessi,
vibra ogni qualvolta
è in gioco il diritto contro la violenza,
il debole contro il potente,
l’intelligenza con la forza,
il coraggio contro la rassegnazione,
la povertà contro l’egoismo,
la saggezza e la sapienza
contro la fretta e l’improvvisazione,
la verità contro l’errore,
l’amore contro l’indifferenza.
Da Le fabbriche di bene – Edizioni di Comunità