di Ilaria Grasso
L’origine della conoscenza è il dubbio, la messa in discussione dei principi e delle visioni. E’ qualcosa che attanaglia. Un’ossessione per alcuni, una volontà per altri. Altri ancoóra riescono a vivere senza porsi mai domande ma per chi le pone e se le pone e le vuole rendere manifeste nel linguaggio scritto si serve di segni dì interpunzione che possano esprimere in maniera forte e chiara le nostre intenzioni comunicative. In questi bei versi Sacha Piersanti richiama l’attenzione sulla forma grafica del punto interrogativo. La forma a uncino (molto evidente in alcuni tipi di carattere) è perfetta per lo spunto di riflessione poetica e nei versi capiamo anche la sua enorme valenza simbolica. Un dubbio, infatti, per essere sollevato ha bisogno di un gancio, grande o piccolo che sia, per aiutarci a creare connessioni utili a trovare senso. L’essere umano è solitamente affamato di senso perché ha contezza della vastità del mondo e dell’universo e, se il suo ego non è ipertrofico, tende a questo genere di ricerca. L’operazione può essere rapidissima come nel caso dell’intuizione o lenta, lentissima come il passo di un uomo che solitario avanza in distese sconosciute tastando di tanto in tanto per verificare la solidità del terreno.
Non è un caso che l’interrogativa
si arma spesso d’un uncino.
È l’iconografico assalire del dubbio
agl’intestini, bloccando vie d’uscita
con l’arpionarci al buio.
C’è però un punto
su cui s’appoggia l’arma
a dirci che è qua in terra,
ridimensionato il cosmo,
che stanno a portata d’attimo
le risposte a passo d’uomo.
Da L’UOMO E’ VERTICALE – Edizioni Empiria
In immagine di copertina : Sacha Piersanti fotografato da Dino Ignani