di Marta Cutugno
“Il ‘tempo che passa’ (l’età) che mi è sempre sembrato tanto reale in quanto drammaticamente e inesorabilmente ha condizionato e condiziona la mia esistenza individuale, pur rimanendo ben presente con tutta la sua carica di attese e paure, non rappresenta più, per me, l’essenza del mio “Tempo Vitale”. Oggi mi appare come un incidente, una breve interruzione di continuità che si interpone e provoca uno scarto. Io percepisco come un flusso quell’equilibrio di azioni che mi ha permesso di sentirmi e definirmi come un organismo e, con un rilevante consumo di energia, mi mantiene in vita” – Angelo Tripodo
Oggi la rubrica Parterre ospita il M° Angelo Tripodo, batterista e percussionista messinese il cui passaggio umano ed artistico ha inciso un segno profondo nel ricordo di chi ha avuto privilegio di conoscerlo. Angelo è scomparso il 18 gennaio del 2016 dopo una lunga malattia ma il suo mondo musicale è vivo e pulsante: sopravvive in coloro che ne respirano l’anima, persiste nel fare musica dei suoi più cari allievi, nei laboratori a sostegno di chi vive una condizione di disabilità, e tra le mura de La Casa del Con che, oggi come ieri, è luogo narrativo e pregno di significato.
“Il ritmo è per me un ciclo nel quale insorgono una o più alterazioni. Da esse nasce lo slancio che ne mantiene il moto” A. Tripodo
A partire dagli anni Settanta, Angelo Tripodo risulta attivo sulla “scena musicale giovanile messinese che si apriva con energia contagiosa a nuovi orizzonti sonori, rivelatori del più vasto mondo musicale, a partire dal jazz, icona del tumultuoso Novecento” (Mario Sarica). Dal 1985 prende parte, insieme al bassista Pippo Mafali ed al pianista Giovanni Renzo, al Giovanni Renzo Jazz Trio (nella foto sopra). Partecipa con entusiasmo e profondo spirito anche al progetto “Barbaric Beauty”, diretto dal violinista Milos Valent per l’Holland Baroque Society di Utrecht. Alla tournée in Olanda ed in Polonia è seguita l’incisione dell’omonimo CD, un’esperienza condivisa con Daniele Caminiti che così ricorda Angelo: “Alcuni di noi sono capaci di ascoltare molto bene, altri sanno meglio tener banco e raccontare. Angelo, nella vita come nel far musica, ha ascoltato e raccontato con eguale curiosità e passione, accolto e donato con la medesima intensità, imprescindibile lealtà e immancabile umiltà”. All’interno de “La ragnatela onlus” e “Il Cantiere dell’InCanto”, insieme a Giovanna La Maestra ed ai soci delle due associazioni, ha curato per nove anni l’organizzazione del Bosco in Concerto, un’esperienza unica in cui suono e natura riuscivano ad entrare in perfetta simbiosi annullando qualsiasi tipo di differenza o disabilità. Insieme a Giovanna ha fondato il laboratorio Suono & Ritmo per giovani e adulti portatori di handicap che promuove, attraverso un’attività di improvvisazione creativa, l’incontro e lo scambio con musicisti professionisti (tra questi Cosimo Costantino, Paolo Fresu, Alessandra Giura Longo, Luciano Lombardo, Giovanni Renzo e molti altri). Ha pubblicato “Circolarità ritmica e unità organica nel canto di Maud Robart” nel numero della rivista “Biblioteca teatrale, dedicato alla ricerca dell’artista haitiana”; ha partecipato con la sua musica e con un suo scritto dal titolo “Nei territori del sogno” all’esecuzione ed alla stesura del “Cantu di notti” di Giovanna La Maestra; ha contribuito alla realizzazione del DVD Trilogia del bosco.
“Il ritmo è diventato lo strumento per cercare di entrare in contatto con questa magnifica danza dei cicli ricorsivi; ma perché questo accadesse ho dovuto imparare a non enfatizzare, nell’azione performativa, il tempo inteso come scansione” A.Tripodo
Angelo ed il jazz, unica creatura. Angelo Tripodo rifiutava l’idea di jazz quale abuso dell’individualismo e dell’intellettualismo. Si mostrava infastidito dal mancato abbandono alle radici essenziali della musica, all’incontro tra cultura popolare e cultura colta. A suo parere, il jazz non poteva individuare quali destinatari solo gli intellettuali, i colti ed i critici; al contrario, aveva il dovere di mantenersi aperto ad un pubblico eterogeneo per esercitare la sua funzione politica. “Angelo non ha mai avuto un approccio passivo o idealista all’ascolto. Non ha mai guardato ai grandi del jazz come pure icone ma solo come maestri. Studiava moltissimo, tornava dal suo lavoro di impiegato e restava a suonare almeno quattro ore al giorno. Il suo punto di riferimento nella musica era Coltrane, il punto di riferimento nel pensiero era Giordano Bruno” (G. La Maestra). Che ci si possa riconoscere e portare dentro aldilà del cammino terreno non è utopia. Si sono riconosciuti Angelo e Giovanna, sua compagna fino all’ultimo giorno di vita, ed hanno saputo seminare insieme Incanto ed Integrazione attraverso la parola, il segno, la musica. Giovanna racconta Angelo come la persona più rassicurante della terra, ricca di comprensione ed empatia verso il prossimo e con un senso dell’amicizia straordinario. Angelo lascia sentire la sua mancanza. Abbiamo chiesto a Giovanni Renzo, pianista e compositore messinese, suo amico fraterno: “Dal punto di vista musicale, mi mancano gli stimoli creativi che riusciva a darmi ed il coraggio nella ricerca dell’improvvisazione; dal punto di vista umano mi manca la certezza di avere qualcuno che ti possa aiutare in qualsiasi momento e che ti capisca al volo, come sapeva fare lui, con fermezza e dolcezza allo stesso tempo”. Insieme hanno messo su una formazione storica del jazz messinese, il Giovanni Renzo Jazz Trio, nato nel 1986 e composto da Renzo, Angelo Tripodo e Pippo Mafali. ll debutto avviene al “IX Messina Jazz Meeting” e da allora innumerevoli sono stati i concerti e le prestigiose collaborazioni – con Gianluigi Trovesi, Paolo Fresu, Giulio Capiozzo, Bradley Wheeler, Faisal Taher. Il trio originario Renzo-Mafali-Tripodo si è aggiudicato l’apertura di concerti di artisti di fama internazionale tra cui Chet Baker, A Tribute to John Coltrane (Elvin Jones, Mc Coy Tyner, Freddie Hubbard, Reggie Workman), Dave Holland, John Abercrombie, Jack DeJohnette, Hal Galper, Roberto Gatto, Danilo Rea. Dopo la prematura scomparsa di Pippo Mafali nel 2011 e di Tripodo nel 2016, Giovanni Renzo ha deciso di ricostruire il trio lasciando che un percorso avviato più di trent’anni prima potesse ritrovare la sua strada. Non a caso, i musicisti individuati sono stati allievi l’uno di Mafali, il bassista Nino Magazzù e l’altro di Tripodo, il batterista Francesco Ghirlanda che lo ricorda così: “Angelo era più di un musicista e più di un insegnante/didatta, era un Maestro. Quello che a me più resterà di lui è l’avermi insegnato, con immenso amore e generosità, ad affrontare un percorso pieno di difficoltà e frustrazioni, imparare a suonare uno strumento musicale, trovando sempre il modo per fare un gradino in più e per gioire della gratificazione che ne consegue. Mi ha accompagnato in questo cammino lasciandomi sempre la libertà di esprimere le mie inclinazioni, le mie peculiarità e le mie personali propensioni musicali. Questo era il suo modo di insegnare ed il risultato è che i suoi allievi hanno tutti un modo proprio e personale di suonare, diverso da lui e diverso tra loro. Mi permetto e sento di poter parlare anche a nome di Giuseppe Risitano, Enzo Cimino e Claudio Bello che sono, tra i suoi allievi, quelli con cui, più spesso, ho condiviso tutto questo“.
Nella foto di sinistra la formazione originaria del Giovanni Renzo Jazz Trio (Angelo Tripodo, Giovanni Renzo, Pippo Mafali). Nella foto di destra la formazione attuale del trio (Francesco Ghirlanda, Nino Magazzù, Giovanni Renzo)
“Angelo volava (…) Angelo guardava il mondo e volava. Lo sentiva dentro e ne percepiva l’uomo come fosse il centro dell’universo che pulsa. Volava accarezzando le pelli dei suoi tamburi e fendendo l’aria con il gesto” – Paolo Fresu
“Angelo volava” racconta Paolo Fresu. Un’amicizia profondissima tra i due, un legame che ha sempre oltrepassato i confini della musica se mai individuabili. L’anima musicale di Angelo ha catturato Fresu che ne ha intravisto le vibrazioni empatiche in grado di entrare in contatto con le “frequenze del mondo e con il suo boato”. Indimenticabili le collaborazioni scaturite in seno al laboratorio “Suono & Ritmo” grazie ad una musicassetta che Tripodo aveva inviato da Messina, un semplice nastro a testimonianza di quella esperienza. Paolo Fresu affascinato da quell’ascolto fruito a distanza, ha voluto poi avvicinarsi alla realtà del laboratorio inaugurando momenti di musica e di condivisione.
“Suono & Ritmo”
“Suono & Ritmo” è l’anima didattica e generosa di Angelo ancora in vita, un laboratorio di musica, parola ed espressione in cui la musicalità era “linguaggio dell’ascolto ed ascolto del linguaggio” allo stesso tempo. Nel 1991, Angelo Tripodo e Giovanna La Maestra, hanno fondato questo spazio di vita e musica presso la Casa del Con in via Maddalena 8, a Messina. Un’idea di massima condivisione fra musicisti e giovani disabili ha trovato forma concreta in attività di interazione che hanno unito didattica ed empatia in affinità al Movimento di Cooperazione Educativa a cui hanno aderito prima lei e poi lui. Una sorta di continua contaminazione alimentava ed alimenta ancora il laboratorio, fatto di mediazione affettiva e di accettazione della variabilità dell’umore. Giovanna racconta: “Leggevamo insieme tutto io ed Angelo, tra le tante cose anche gli scritti di Ilya Prigogine, Besson e Edgar Morin. Durante i nostri laboratori mettevamo in atto un’idea di partenza: avevamo bisogno di capire e di fare di più; c’e una differenza straordinaria sotto tutti i punti di vista se non si pensa più per forma; noi pensavamo per funzioni e relazioni e questo, ancora oggi, assume un valore etico. Al centro di tutto, la relazione strettamente connessa alla scienza a cui Angelo era appassionatissimo; senza la relazione il mondo non può essere misurato e questo, dal punto di vista dell’integrazione, cambiava tutto”. Il laboratorio oggi prosegue la sua attività grazie anche all’impegno di Eva Buttà e di Francesca Billè che segue Suono & Ritmo da più di 15 anni e grazie al M° Luciano Troja che mette a disposizione del progetto la sua sensibilità musicale ed umana: “Sono stato investito dalla sua grandezza. Perché Angelo aveva davvero messo da parte il proprio ego per dedicarsi alla musica nel modo più autentico, ascoltando gli altri. Così ho scoperto il Laboratorio Suono e ritmo e il fine più importante della musica”. (L. Troja).
Angelo e la didattica. Impossibile contare il numero degli allievi del M° Angelo Tripodo. Tra i tanti, i prediletti e più prossimi sono Enzo Cimino, Francesco Ghirlanda, Giuseppe Risitano, Claudio Bello, Francesco Scuderi. Chi gli è stato vicino afferma che si possa effettivamente parlare di Metodo Tripodo. “Era molto scrupoloso – racconta Giovanni Renzo – cercava sempre di migliorare il suo metodo didattico. Scriveva di suo pugno gli esercizi e non si appoggiava mai soltanto a manuali già scritti”. Numerose, significative ed originali, le strategie didattiche da lui messe a punto e donate agli allievi, in arricchimento reciproco. Come l’immagine mentale del simbolo di infinito per spiegare la successione in terzina. Angelo puntava ad una consapevolezza nuova dei suoi allievi, con un metodo strutturato ed originale e con l’esempio, quello di un musicista e uomo che non amò mai primeggiare.
Nella discografia, presente anche un disco fortemente voluto da chi ha amato e stimato Angelo per ricordare il suo modo di fare e vivere la musica. Presenta il Pluriverso Trio, composto da Cosimo Costantino, Nino Magazzù e Angelo Tripodo, nel concerto che è stato registrato live al Teatro Vittorio Emanuele di Messina il 2 giugno 2015 nell’ambito del Messina Sea Jazz Festival.