“Mille caratteri” è una rubrica che ospita una piccola prosa poetica di 1000 caratteri esatti (senza spazi). “Mille caratteri” è nient’altro che un resoconto del mio personale incontro con qualsivoglia opera di ingegno artistico: prevalentemente riguarda libri di poesia e romanzi che in qualche in modo hanno provocato in me una reazione, ma non esclude dialoghi in versi con film, brani musicali, quadri, installazioni artistiche. “Mille caratteri” è una ronda di parole che decisamente non aspira alla critica, né può ispirare fiducia. Nel testo non vi sono che fugaci riferimenti al libro di cui si parla, e nessun giudizio di valore, come invece accadrebbe in una recensione canonica: è un faccia a faccia. O un testa a testa.
MILLE CARATTERI I
“IL ROVESCIO DEL DOLORE”
di Luigi Socci
(Italic Pequod, 2013)
Se uno – uno – si rintana in un cantuccio per motivi personali, decretando per sé redditizio un nascondimento giudizioso per prepararsi a riemergere al momento opportuno asserendo una cosa breve e ponderata, egli, di nascosto agli occhi di tutti, starà! – intensamente ammollato in un lavorìo d’impasto di quanto di mnestico, per maggior pesantezza, affiora alla superficie, gremendosi di gocce di lingua liquida depurata. Se uno è inlatebrato, lo si ràbdoma auscultando il terreno quando è umido, e di che umidità. Nell’ipogeo di uno che si è rintanato non è necessario che vi siano lambicchi, imbuti e filtri sul tavolo, né è richiesta l’oscurità, tanto che l’anfratto può avere sue sedi, sparse alla luce del sole. L’importante è che, tramite una canaletta o un nastro trasportatore, si manifesti in superficie, a un dato momento, un enfio ravioletto, recante le cicatrici dell’operazione di svuotamento e rifarcimento, con una riempitura densa e acidula, al gusto inaudita, gradevole d’odore. Il crocchio di persone là fuori lo sa: la conoscenza del mondo è negata, se non per miseri e caotici misteri. Così, di gusto mangiano il raviolo, servito caldo, su di un piatto fondo rovesciato.
BP
da Freddo da palco:
Non ho (perché non c’è) nessun riparo
dal refrigerio che soffia dal sipario
perché il freddo da palco esiste
e in questo consiste.
Finiscono le prove
iniziano gli indizi.
Piuttosto che crepe
meglio dire interstizi.
Dàje Pacio <3
"Seguirotti,
come di un'Atalanta un Rubagotti"