Stefania Onidi si muove e vive tra la poesia e la pittura. Lascia tracce di respiro nei suoi passaggi. Avevo letto e apprezzato il suo “Quadro imperfetto” (Bertoni editore 2017) dove indagava, con un taglio ottimo, sulla fragilità umana, la sua-la nostra. La Onidi utilizza un linguaggio scorrevole, mai banale, pieno di corrispondenze sensoriali. Mi viene in mente una poesia tratta da quel “Quadro imperfetto” :
Domande, ostinazione, ammassi di onde, quel che resta.
Torcere la fibra.
Non contano i metri di filo,
se non bastano userò i miei capelli.
La filatura
un’arma
di autodifesa.
La brava autrice ci regala oggi qualche inedito, vi consiglio una lettura attenta, a mio avviso se questo è il materiale a cui sta lavorando per una nuova produzione, ci aspettano belle sorprese.
*
Il seme non è mai preludio di morte
si spacca e diventa altro.
Mi parlavi di metamorfosi
e nel buio esteso di colline millenarie
immaginavo infinite albe, germogli.
Tutto aperto come una ferita o un sorriso.
Si accende anche il cardo nella stagione finale
con i suoi petali asciutti.
Il sole muove questa carità oscura:
concedere al verde di farsi oro.
*
Se si potesse non pensarci
sottoporsi ad anestesie pesanti
per non soccombere nel frattempo.
Nel sonno nascondersi
tenere lo scenario brillante
tentare il nostro giro di luce.
*
Non è un bacio violento
il sole dentro che mi sta implodendo sul labbro inferiore.
Per dispetto ci affondo i denti.
Premo sulla rabbia.
La lesione è il vuoto dei giorni.
Il rosso dice che sono senza difese.
Un pensiero su “FLASHES E DEDICHE – 109 – LA CARITA’ OSCURA DELLA ONIDI”