di ILARIA GRASSO
Lucio Toma è di San Severo. In questi versi rappresenta l’usanza del suo paese d’origine di “correre appresso ai fuochi” (d’artificio) a seguito della processione della festa patronale. A farlo spesso sono ragazzi che si rapportano a questo rito come fosse un’iniziazione, qualcosa che deve essere fatto. Pena la beffa del gruppo dei pari o di quelli “autorevoli” in paese o comunque condannati a veder vacillare onore e virilità. Di frequente succede che qualcuno perda un dito o un occhio o un’altra parte del corpo. Eppure il rito non si interrompe mai, mai, mai! Non è un rito specificatamente di San Severo o della Capitanata e lo troviamo anche in altre parti d’Italia. La Madonna Nera attraversa le strade di San Severo sulla schiena dei devoti nella seconda parte di maggio. I sanseveresi chiamano i giorni a cavallo di questo periodo “la festa del soccorso” o anche “la soccorsa”. I versi di Toma ci fanno immaginare una Madonna resa nera dalle polveri dei fuochi d’artificio o che stessa la Madonna sia soccorsa per la baraonda fuori controllo e nel miracolo dell’arrivo in tempo dei soccorritori scampare il pericolo o farlo scampare a chi negli anni è rimasto indenne da questi incidenti. In realtà meglio chiamarli errori perché un errore è pensare come necessario per il proprio riconoscimento mettere a repentaglio il proprio corpo e la propria vita per quello che alla fine della fiera è un gioco da ragazzi. Ecco quindi che alla fine del testo poetico troviamo brillante e ironicoamaro il nucleo di tutto tra parentesi ancora ingabbiato ma pronto a liberarsi.
Si spara a salve o a morte
in questo paese poco importa.
E’ festa comunque a maggio
e ciascuno si fa anima e coraggio.
Ma la Madonna nera s’alza
sulle spalle dei confratelli
che pare voglia capire. Balza
tra la folla in cerca dei pischelli,
ma quel che vede è la fumante gioia
di cui è fatta la fuga dalla noia.
(Festa madornale)
Da STRADA DI DAMOCLE – Arcipelago itaca edizioni