di Ilaria Grasso

Nel numero di gennaio 2020, la rivista Poesia, per i novant’anni di Franco Loi, pubblica una selezione di alcune sue poesie. I versi che leggiamo assieme oggi sono di una straordinaria validità e ancora di grande attualità pur essendo stati scritti negli anni Ottanta. Rappresentano uno dei più grossi moniti per un’esistenza che si mette a servizio dell’umanità. In questi versi semplici e cristallini Franco Loi ci invita ad abbandonare l’ego e vivere una vita improntata sul prossimo. È viva e ferma l’intenzione, seppur conscia della difficoltà dell’operazione, quella di perdersi nell’altrui vita per mescolarsi alla vita più in generale. E di farlo con gioia grande e fiducia come accade nei grandi amori. Spesso si considera amore solo quello nei confronti del partner ma esiste un amore forse più grande e più puro che è l’amicizia intesa come vicinanza, comunanza di intenti, accoglienza della diversità e gioia di costruire assieme che è ricchezza. Spesso tendiamo a maturare questo pensiero quando viviamo dei lutti o quando affrontiamo una malattia piuttosto pesante. Allora impariamo quanto può essere bello e quanta serenità può generarsi nell’atto del donarsi e mettersi a servizio dell’altro. Forse dovremmo farlo prima. E farlo andando oltre tenendo sempre presente principi e valori di base, evitando rabbia, rancore e protagonismi di ogni genere. Questo sembra essere il messaggio di questa poesia.  Non ci resta che leggerlo (ascoltarlo dunque) e farne vita.

Me piasaríss de mí desmentegâss,
e camenà, e respirà per tí,
vèss cume i fjö che quand je branca el sû
se làssen sumenà due el vör lü,
e mai truâss, e pü capí de mí,
ma vèss giuius de l’aria che me tira
due che la vita la se pensa vîv.

Mi piacerebbe di me dimenticarmi/e camminare, e respirare per te,/essere come i ragazzi che quando li prende il sole/si lasciano seminare dove lui vuole,/e mai ritrovarsi, e non più capire di me stesso,/ma essere gioioso dell’aria che mi attira/là dove la vita si pensa vivere.