Pillole di poesia – Renato Nisticò

di Ilaria Grasso

In questa poesia Renato Nisticò affronta un tema molto difficile e vischioso e cioè quello della prostituzione. La musa ispiratrice è Jenny, il suo corpo non è quello patinato che abbiamo nell’immaginario mainstream. Come tutte le lavoratrici è un corpo che è stato modellato dall’attività che svolge quotidianamente. Ogni lavoro ha le sue deformazioni professionali d’altronde e questa è una verità davvero difficile da contestare. Quando si parla delle puttane le si suppone sempre al ciglio di una strada, quasi fossero un albero oppure che siano parte integrante del marciapiede. Un elemento del paesaggio come leggiamo dai versi di Nisticò. Agli occhi dei più, intrisi di così tanto “decoro”, quella figura è qualcosa che attiene al degrado della strada. La figura della puttana, di questa ad esempio, così sdrucita come il maglione che si tiene addosso, è una figura ingombrante. Talmente ingombrante da essere percepita come aggressiva. Questo l’aggettivo scelto dal poeta che, aggettivando, squarcia il velo. La puttana diventa dunque uno specchio che rimanda allo svelamento di una o più verità scomode. L’ipocrisia, in primis. La povertà, in secundis. O ancora la finta morale che come polvere arriva a coprire tappeto e pavimento e che prima o poi deve emergere e trasformarsi in qualcosa di più vitale perché nei moralismi e nelle “pravde” muore l’amore, muore il desiderio, muore anche la rivoluzione. Se negli anni Settanta il corpo era politico ora non lo è più. Ora è merce ed è merce scandalosa e nessuno vuole ammettere che sia così. Mi domando spesso se ci sia maggiore dignità in un corrotto o nel lavoro di una puttana. Non so ancora trovare una risposta ma una cosa è certa e cioè che il confine tra di loro è molto sottile anche se diversamente pensano i più, quelli per cui Natale arriva sempre assieme alla tredicesima o al gettone di presenza.

 

Case chiuse

 

La semidea, appoggiata all’angolo cieco

dell’anno, aveva il maglione ferito

(e quanti torvi occhi)

su di lei – a carezzargli il sedere

 

Nella nostra città, quasi tutti, di sera

speravano con precauzione.

Ma sparivano più presto della loro

apprensione:

prima satelliti di quei momenti di carne

che ora, tornati alle case rinnegavano.

 

E allora Jenny, col suo maglione sdrucito

Jenny, vecchia puttana sfiorita

era andata a minare, con la sua aggressiva presenza,

la tenuta complessiva del paesaggio nella sua zona.

Era Natale per forza, come dicevano.

 

 

Da ATTENTI CADUTA METAFORE – Donzelli Editore

 

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