Flora, giovane e bella, senza risorse, recide le sue radici e finisce come emigrante al Nord. Scenari imprevisti affollano il suo orizzonte noir, tra la realtà e il sogno di essere come Audrey Hepburn. “Le solite notti”, il nuovo romanzo di Elvira Morena, Marlin editore, si presenta mercoledì 29 luglio, alle 19.00, nei Giardini di Villa Avenia, a Salerno. In programma incontro con l’autrice, letture, musica e interventi critici prima di un brindisi finale per festeggiare l’uscita del libro.
Con Elvira Morena, per la “prima” a Salerno, intervengono Rosa Maria Grillo, docente universitaria e direttrice del Dipsum – Dipartimento Studi Umanistici dell’Università di Salerno, il poeta e critico letterario Rino Mele, ex docente dell’Università di Salerno di Storia del Teatro e dello Spettacolo, e il giornalista del quotidiano “Il Mattino” di Salerno Alfonso Sarno, con letture di Mariarosaria Milito e al pianoforte Enzo Manuel Siani.
Sarà rispettato il distanziamento e l’evento si svolge all’aperto.
Dotata di uno stile e di un linguaggio personali, con una scrittura ricca di ritmo e vivacità espressiva, la scrittrice trasporta con spirito realistico il lettore in un sordido ambiente, ma sa anche donargli pagine che incantano, che fanno meditare e trovare la luce in fondo a un tunnel doloroso e ricco d’ostacoli. Elvira Morena alterna il realismo e la poesia, creando un personaggio autentico, ricco di contraddizioni, vitale e dolorosamente solo: il personaggio di Flora, al centro del romanzo “Le solite notti”, tra salvezza e perdizione.
«Le solite notti nasce dalla voglia di viaggiare nell’animo femminile; nasce dalla curiosità di testare mondi a me sconosciuti, di riuscire a descriverli, seguendo il mio stile narrativo. Flora, la protagonista del mio ultimo romanzo, è stata una mia sfida. Ma Flora è solo un pretesto. Attraverso la sua storia ho voluto soffermarmi sul potere: su chi “lo gestisce e mai lo subisce”. Su quanto sia schiacciante e, nello stesso tempo, effimero, questo potere. A dispetto di ciò che si è indotti a credere, il potere è solitudine», sottolinea la scrittrice.
Tra le pieghe della storia, affiora una certa delicatezza. Di rilievo il rapporto immaginifico che il personaggio principale intrattiene con una figura cinematografica, Audrey Hepburn, e la ricchezza delle sfumature. Morena spazia dalla realtà più cruda all’immaginazione più fervida. La sua scrittura naviga tra le favole dell’infanzia ed è ricca di simbolismi, di metafore che mettono in risalto come la realtà sociale e le condizioni di vita possano essere umilianti e schiaccianti, come accade alla giovane del romanzo.
«Una storia d’emigrazione con protagonista una donna che ha le sue radici nel Meridione d’Italia e che è in cerca di una prospettiva di vita. Rimasta orfana d’affetti, Flora si trasferisce al Nord. Lei ci prova a ricostruire la sua vita fuori. Ma, dopo una serie d’insuccessi personali, precipita nel fiume sordo della prostituzione. Si aprono per Flora nuovi scenari. Incontra donne diverse dalla sua tipologia umana. Rimane, in ogni caso, una donna del Sud d’Italia. “Valanghe di uomini mi sono caduti addosso”, afferma Flora. Qualcuno di potere, che il potere lo esercita e mai lo subisce. E il potere schiaccia chi non ce l’ha. Di conseguenza, Flora ne rimane schiacciata», spiega Elvira Morena. Ma non c’è solo la crudezza della vicenda, nel romanzo “Le solite notti”. L’autrice ha creato un personaggio sfaccettato che s’identifica nel mito di Audrey Hepburn: «Una donna bella, raffinata, socialmente rispettata. Una donna che non muore mai», aggiunge.
“Vorrei nascere Audrey”
«Il mio nome è Flora, ma in pochi lo sanno. Anche il postino mi chiama Audrey.
Nella camera mia, sopra al letto, ho sistemato lei. Audrey l’attrice.
Ogni volta che entro in casa, mi sorride con gli occhi neri e profondi: due laghetti scuri. Occhi liquidi che trasmettono bellezza e serenità.
In un’altra vita vorrei nascere Audrey, una piccola Audrey che diventa adulta e taglia la frangetta sulla fronte chiara, mostra le spalle morbide dalla scollatura dei tubini neri; che porta un fiocco al di sotto del seno minuto e cela la timidezza dei suoi lunghi sguardi dietro un paio di lenti scure.
Sì, voglio essere lei. Uguale a lei. L’ho incontrata sulle pagine delle riviste, nei film amarcord trasmessi in tv e tra noi è esplosa una misteriosa empatia, un sentimento speciale difficile da catalogare tra le umane questioni ordinarie.» (“Le solite notti”).
La storia
Flora è una ragazza meridionale che, perduti i genitori, emigra al Nord, in una città che ricorda vagamente Bologna. Con l’aiuto di Peppe, unico amico, lavora come commessa in un negozio periferico. Ma, non sapendo arginare rapine e piccole truffe, viene sbattuta fuori dalla titolare della rivendita e si ritrova ancor più disperata e sola. Allora affida la sua sopravvivenza nelle mani di Peppe, che a sua volta ha affidato la sua nelle mani di Rosario, il potente boss locale, dedito allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione. Flora accetta ogni compromesso ed entra a far parte del gruppo di prostitute in servizio in una precisa area della periferia: Pineta Grande. La lunga catena di disperati si allunga quando Flora s’innamora di Marco, il giornalista delle ronde notturne, a caccia di mondi sommersi perché affamato di scoop. La delusione colpisce Flora e le offusca l’ultima casella destinata ai sogni. Forse solo allora apre davvero gli occhi e le si palesa davanti la precarietà di una vita consumata sulla strada, in incontri occasionali e con uomini anonimi. Nel frattempo, la donna rischia la galera, sopravvive a un lungo interrogatorio della polizia e scaccia con disprezzo Peppe che, invece, nutre da tempo una sotterranea passione per lei. Ma il boss Rosario decide di averla tutta per sé. Riuscirà a salvarsi?
L’autrice
Elvira Morena vive e lavora a Salerno, dove svolge la professione di medico cardio-anestesista. È autrice di poesie inedite e racconti brevi pubblicati su blog e riviste culturali. Come narratrice, ha esordito nel 2015 col romanzo “Domani mi vesto uguale”.