di Rita Bompadre
“Un uomo tra gli uomini” di Paolo Parrini (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) è una raccolta poetica incisiva, diffusa dalla breve e sintetica unità dei versi all’esteso respiro delle parole, concentrate nella distensione introspettiva, intorno al sentimento del tempo, nella solitudine di ogni solco dell’anima e nella contemplazione delle occasioni, rapide e profonde ispirazioni. Il poeta è spettatore dell’essenza e della realtà, trascrive visivamente la fugacità intima della speranza e la provvisorietà dei momenti esistenziali. L’analisi profonda dei testi ricambia la convincente considerazione delle reazioni sentimentali, traduce l’immediatezza dei contenuti con la suggestione di un linguaggio motivato, conciso e veloce, delega alla limpidezza delle sensazioni la più autentica esecuzione. La poesia pronuncia l’espressione lucida e disincantata della tenerezza, rivela l’immagine impressionista delle emozioni, ricompone il dissolvimento della malinconia, consola la lacerazione del cuore, rimarginando le ferite nei frammenti di una preghiera pagana.
Non esiste null’altro che amore,
l’orma dei passi accanto ai tuoi.
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Di quel che bramavo
è rimasta una pozza d’acqua
che il tempo imbruna
che fa scura la sete.
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Tutti gli anni che fosti addormentato
presentano il conto.
Sono strappi laceranti,
ogni ferita un grido sospeso.
Tra la terra e il cielo.
L’autore rende elegiaco il riscatto salvando la riflessione sulla misura complessa e umana delle età, insegna alle inquietudini dello spirito la lezione comprensiva dell’uomo condividendone la disponibilità nella sicurezza dei ricordi, trattenendo lo sgomento degli abbandoni, attardando la benevolenza nella piega della nostalgia. I testi svolgono il loro significato nella trasformazione della sensibilità, liberando la verità originaria dall’inafferrabilità della finitezza esistenziale, diventando il luogo effettivo dell’identità e dell’acuta percezione intuitiva.
Solca il viso ogni ora
si fa ruga nuova.
Ogni ruga ha il tuo nome,
ha il tuo nome ogni ora.
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Il tuo dolore
è questa notte che non passa.
Il ticchettio dell’orologio
che rimbomba
dentro al petto.
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La voce che cercavi
l’hai smarrita ieri.
La risposta sta dentro le mani
nelle tue pieghe infinite
estrema tenerezza e macchie
comparse improvvise.
A ricordarti il tempo.
Paolo Parrini è uomo tra gli uomini, perché espone il principio dell’amore alla solidarietà emotiva delle sue poesie, facendo coincidere il carattere indispensabile degli affetti all’esperienza dell’impegno interiore. La condizione ermeneutica della poesia di Paolo Parrini decifra il nudo spazio dell’abisso, la dimensione del vuoto e il suo possibile annullamento, la simmetria delle contraddizioni umane, difendendo la solidità e la permanenza dell’eterno ritorno nella successione infinita delle rivelazioni. Lo smarrimento emotivo disperde la dimenticanza e la rimozione di ogni vincolo elusivo, il paesaggio scenico della memoria consuma il confine della saggezza, l’orizzonte della pietà.
Questo sole
pare l’ultima frontiera
tu senti scivolare i giorni
e già si fanno d’ombra
i tuoi sorrisi.
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In quest’alba che benedice gli occhi
tu osservi da finestre chiuse,
tu indaghi i tetti.
Le tende oscillano,
bisbigliano dei morti le voci.
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La voce poetica dell’autore spezza la malinconia del silenzio e supera lo scioglimento della sofferenza dissolvendo l’ambiguità delle colpe e la trasparenza dell’innocenza. Il poeta, unito al destino degli uomini, ricompone la frattura e risolve il dissidio dell’assenza. La natura sostanziale di ogni tensione influenza la magia evocativa tra infanzia ed età adulta in ogni incanto compiuto sulla traccia delle presenze lontane e irraggiungibili. I versi accolgono il segno dell’attimo, l’intuizione proiettata nel carattere estetico del tempo. Dispiegano una poesia pura, di stati d’animo, concedendo la delicata empatia della compassione e avvertendo la volontà di lenire il dolore altrui con commossa gentilezza.
Ci troveremo un giorno
sotto la stessa nube
a dividerci quel che la polvere
non ha saputo sciogliere.
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E quando la porta
chiude fuori il mondo
resto solo.
E vedo il grigio dei tuoi occhi
e mento, pensandoti verde
a correre su un verde campo,
nel vento.
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Solo il mare ti restituisce la pace
delle parole
il respiro lento
dentro una eternità.
Non il verde forte
della foglia che freme
non la neve candida che sfianca.
Solo il mare
e l’azzurro e l’onda.
Ove mi perdo
senza perdermi mai.