di Marta Cutugno
Catania. Domenica 5 marzo 2023. “Conversando un giorno con lui (…) mi chiese se potrei facilmente ridurre a dramma la commedia di Beaumarchais, intitolata Le nozze di Figaro. Mi piacque assai la proposizione e gliela promisi”. Dalle Memorie di Lorenzo Da Ponte apprendiamo che, nel 1785, fu proprio Mozart a chiedere al commediografo italiano di ottenere un libretto operistico da La folle journée ou Le mariage de Figaro, commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais che aveva già incontrato la scure della censura un po’ dappertutto. Composta tra l’ottobre del 1785 e l’aprile del 786, Le nozze di Figaro debuttò il 1 maggio del 1786 al Burgtheater di Vienna. Il successo fu clamoroso. Mozart, che era al cembalo e dirigeva i cantanti, fu chiamato ripetutamente a raccogliere applausi e molte furono le richieste di bis tanto da costringere il Re ad emettere un’ordinanza che vietò di bissare almeno i pezzi d’insieme nelle repliche che seguirono. E “Le nozze di Figaro” segneranno solo l’inizio della fiorente collaborazione tra Mozart e il librettista italiano, scrivendo il primo capitolo della trilogia dapontiana cui seguirono il “Don Giovanni” e “Così fan tutte”.
Quella folle giornata densa di equivoci, passioni e cinismo è oggetto dell’ultimo allestimento al Teatro Massimo Bellini di Catania e ha fatto registrare il tutto esaurito nelle sette date previste. Ulteriori repliche sono state destinate, inoltre, alla scuola primaria e secondaria di primo grado degli Istituti della provincia catanese, un’operazione dal forte carattere didattico che inaugura un progetto più ampio dedicato allo spettatore del futuro, con matinée in forma ridotta, sostenuti dalla voce narrante dell’attore Gino Astorina e diretti dal M° Giulio Plotino. Ed è stato davvero gradevole notare – in occasione dell’ultima recita – la fitta presenza di giovani, giovanissimi e famiglie tra gli spettatori. Molto interessanti e stimolanti, anche gli interventi di Giuseppe Montemagno e Caterina Andò che, prima dell’inizio della rappresentazione e prima del terzo e quarto atto, hanno introdotto l’opera con curiosità storiche e dettagli sulla trama, offrendo, con grande competenza, una gradevole guida all’ascolto e alla fruizione.
All’apertura del sipario, un velo che riproduce l’esterno di una abitazione si interpone tra spettatore e spazio scenico, occupando il tempo d’esecuzione dell’ouverture. Dalle prime sonorità orchestrali, il pubblico è immediatamente condotto all’interno di quelle frizzanti atmosfere, nell’intelligente equilibrio tra passionalità, menzogna, malizia, vivacità e perdono. Le scene e i costumi di Alida Cappellini e Giovanni Licheri sono un vero colpo d’occhio (direttore degli allestimenti scenici Arcangelo Mazza – assistente ai costumi Giovanna Giorgianni). Curati al dettaglio dalle più ampie strutture a sostegno fino ai più piccoli elementi, presentano decori geometrici, stampe di fiori e di conchiglie su abiti e mobilio. Principe indiscusso è il colore, che nella tavolozza della scena vibra dal verde acqua all’ottanio, all’arancio, al rosso corallo, sdoganando persino l’avverso viola che sfuma soprattutto gli abiti di Figaro e di Susanna, interpretati rispettivamente da Gabriele Sagona, credibile e carismatico nel ruolo che ha ben restituito e da Cristin Arsenova, irresistibile come Susanna, la stella più luminosa di questa produzione catanese, elegante usignolo, limpida e garbata nel movimento, nell’espressione vocale e nel fraseggio.
Dalla prima scena si ergono cinque porte che tanto somigliano ad armadi a credenza: l’ambiente è unico ma lascia all’immaginazione del fruitore una ben definita divisione degli spazi che si aprono a tante altre stanze e zone limitrofe del palazzo, anteposte ad un fondale di bosco, ricco di alberi altissimi e verdi piante. L’impianto scenografico, così come il disegno luci – abbastanza statico – curato da Antonio Alario, resta pressoché invariato fino al quarto atto in cui una cascata centrale di foglie verdi verrà giù dal soffitto indicando l’ambientazione più soffusa e notturna del giardino del castello. La regia di Michele Mirabella – regista collaboratore Daniela Zedda – gioca un ruolo fondamentale ai fini del dinamismo e della coerenza della messa in scena. Scale, gradini, porte chiuse e porte aperte sulla scena principale consentono a solisti e massa corale di apparire e scomparire senza troppi indugi. Ottimi tutti gli interventi del Coro del Teatro Massimo Bellini, compagine egregiamente diretta dal M°Luigi Petrozziello.
Alla sua prima prova come contessa di Almaviva, Desirée Rancatore ha dato sfoggio di tutta la sua esperienza interpretativa, di notevole presenza scenica che coniuga grazia e determinazione e di una sublime, intensa vocalità. Luca Bruno è un ottimo conte di Almaviva, dal nobile contegno nella caratterizzazione del personaggio e dalla vocalità ampia e solida. Puntuali anche Luciano Leoni nelle vesti di Don Bartolo, medico di Siviglia e Saverio Pugliese come Don Basilio, maestro di musica. Buona la sfoffa del Cherubino di Albane Carrère, che non esplode ma che ha tutte le carte in regola per maturare e divenire ruolo ben centrato.
Completano il cast Pietro Picone (Don Curzio), Federica Foresta (Barbarina), Alessandro Busi (Antonio). Ripetuti applausi a scena aperta hanno attestato il concreto apprezzamento da parte del pubblico. Un momento in particolare, intenso e inatteso, ha scosso la platea e strappato un applauso intenso e spontaneo, quando Federica Giansanti nei panni di Marcellina ha intonato il “Presto, avvertiam Susanna” per poi sospenderne il canto e rivolgersi al pubblico su un tappeto silenzioso con parole dure, messe su carta secoli fa, e mai come adesso attuali: “Ah! Quando il cor non ci arma personale interesse, ogni donna è portata alla difesa del suo povero sesso, da questi uomini ingrati a torto oppresso”.
Rigoroso è il podio del M° Beatrice Venezi, alla guida di una macchina orchestrale di sicuro valore. L’Orchestra del Teatro Bellini di Catania si distingue per limpidezza e precisione dei suoni e si conferma formazione affidabile e pronta a modularsi alle richieste espressive di chi conduce la partitura. Impeccabile Damiano Davide al cembalo. Dopo i lunghi applausi finali, il cast tutto ha omaggiato il M° Venezi cantando in coro tanti auguri a te nel giorno del suo compleanno.
Foto Giacomo Orlando