Da Schubert a Gershwin: al Palacultura Roberto Plano in concerto per Associazione Bellini

di Marta Cutugno

Messina. Suggestivo e brillante il concerto di Roberto Plano al Palacultura Antonello venerdì 3 novembre per la stagione concertistica dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini. Dalle atmosfere sognanti schubertiane all’imponente Gershwin, la performance pianistica di Plano è ottima e più che apprezzata dal pubblico in sala.

Il programma principia con l’Allegretto in do minore D915 che Schubert plasmò nel tempo di un solo giorno e precisamente il 26 aprile del 1827, ad un mese esatto dalla morte di Beethoven. Il componimento precede nell’esecuzione i Klavierstuke D946 del maestro di Vienna, tre piccoli pezzi che appartengono alla maturità dell’autore. Roberto Plano dà ampio sfoggio delle sue capacità interpretative: le mani sfiorano i tasti come un velluto dai respiri più dilatati alle agilità più accese, mettendo in campo una grande capacità di espressione dinamica. Richiami al pianismo di Chopin sono prepotentemente presenti in alcune scelte programmatiche. Segue, infatti, l’esecuzione di un delicato componimento di Manuel Ponce Cuéllar, uno tra i più grandi compositori messicani che, pur dedicandosi principalmente alla prediletta chitarra, è autore di diversi brani per pianoforte.

Il pianismo chopiniano, con le sue infinite ed eterne dolcezze, si intravede anche nella splendida  Mazurka Melancolique di Ricardo Castro Herrera. Roberto Plano accende la platea con una interpretazione delicatamente passionale e molto sentita. Tra le sue dita, le melodie diventano struggenti canti animati dalle mille sfumature sentimentali, amore, devozione, tumulto, rassegnazione, in un andamento profondo che fluttua e attraversa tutti i registri dinamici. La ricerca dell’interprete ci conduce tra la pagine del compositore argentino Alberto Ginastera con la Milonga op-3 “Cancion del arbol del olvido” che cala lo spettatore entro la passionalità del tango argentino e con la Suite de danzas criollas op.15, componimento audace che conduce l’interprete verso un notevole impegno dal punto di vista tecnico. Modello per Ginastera è essenzialmente la musica di Bela Bartok e il suo pianismo dissonante e tortuoso, dagli accenti popolari, a tratti violento. Plano restituisce quelle sonorità come grappoli dissonanti tra le agilità più accese, in un gioco pirotecnico che permea l’interprete nella sua essenza. Culmine del programma è la Rhapsody in Blue di George Gershwin composta nella forma dell’ouverture-centone in uso nell’Operetta dell’Ottocento e nel musical americano. Nata come composizione per orchestra, la Rapsodia è molto spesso eseguita al pianoforte solo e Roberto Plano ne regala tutti i colori con la sensualità propria della song di Broadway che languidamente arriva, travolge e cede il passo.

Applausi prolungati per l’artista, vincitore del Cleveland International Piano Competition e premiato ai Concorsi van Cliburn, Honens, Geza Anda, Dublino, Valencia e Sendai. Più volte richiamato sul palco, Roberto Plano ha regalato alla platea due bis, deliziando ancora una volta i presenti in sala: si esibisce sfruttando le potenzialità ritmiche del suo strumento, preparando il pianoforte, muovendo le mani persino tra le corde, dentro la cassa armonica. Un concerto molto bello e interessante che giunge allo spettatore come un trattato di storia, nell’indagine accurata degli stili che, uno dopo l’altro, gli corrono incontro.

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